domenica 23 gennaio 2011

Quando un’azione è giusta o sbagliata?

Quando un’azione è giusta o sbagliata? e Qual è il principio che decide che cosa è il bene e che cosa è il male?, sono tra le domande fondamentali alle quali cerca di rispondere l’etica.
Le risposte sono inevitabilmente suggestionate dalle rappresentazioni delle menti. Alcune definiscono come male ciò che altre caratterizzano come bene e viceversa. I concetti etici non sufficientemente qualitativi, ma anche quelli di qualità utilizzati malamente, fanno facilmente smarrire molti processi mentali in un turbine di nozioni, credenze, dogmi, valori, emozioni, immagini…, spesso contrastanti tra loro e non in linea con le esigenze vere dell’individuo. Questo produce conflitti interiori che possono sfociare in “esteriori”: litigi, vendette, violenza, omicidi, scontri armati, fanatismo, estremismo, terrorismo… Per far sopravvivere le proprie idee sul giusto e sullo sbagliato, sul bene e sul male, alcuni uccidono e altri si fanno ammazzare. Molti si ritrovano così a fare ciò (uccidere) che, di solito, definiscono male, in nome di ciò che chiamano bene, giustificando questa trasformazione con la fallace scusa di agire in nome del bene o della volontà Divina.
Per ovviare a tutto questo c’è bisogno di un’etica universale. Uguale per tutti, costante, semplice e coerente in ogni aspetto, come l’etica del divenire che trova fondamento nell’esigenza sostanziale di divenire con qualità, rispettando così pienamente il valore della vita umana.

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