domenica 23 gennaio 2011

Consapevolizzazione e sofferenza



Consapevolizzandosi, la mente si quieta e aumentano i periodi in cui e in pace con se stessa e con gli altri. Può però anche accadere che aumentino temporaneamente i conflitti interiori e “esteriori”, le emozioni nocive, i pensieri superflui e può sembrare che la situazione stia peggiorando… Sono sintomi positivi del divenire veritiero, una specie di crisi da consapevolizzazione, che può essere spiacevole, ma è sicuramente benefica per la maturazione della consapevolezza, la salute e la vita in generale. Tra l’altro, si tratta prevalentemente di stati pesanti che erano repressi e di cui ci si inizia rendersi conto più profondamente. Per favorire il divenire veritiero, è importante cercare di testimoniarli senza identificazione e non utilizzarli come indicatori della propria “particolarità spirituale”, come strumento per attirare l’attenzione (sono già mesi che “mi fa male” il quarto chakra; quanta sofferenza sto buttando fuori, da mesi oramai...). L’identificazione con la sofferenza (processi della mente che si identificano con altri suoi processi) e l’ “entrare nel sogno della sofferenza”, è un ottimo modo per abortire la pienezza della vita e schiacciare se stessi e altri nell’inferno della sofferenza.
Soffrire non è inutile, è nocivo.

La sofferenza uccide la bellezza della vita.  
Soffrendo rovini la tua e altrui vita.
Soffrire ostacola il divenire, individuale e collettivo.
Destati dalla sofferenza.
Svegliati all’Amore.  

Per divenire veramente, la mente deve, anche: 
- consapevolizzare i propri punti più dolenti; 
- affrontare ciò di cui ha paura e non fuggire (si tratta di segmenti della mente che “affrontano” altri segmenti della stessa o “fuggono” da loro); 
- consapevolizzare le emozioni represse; 
- esprimere in modo consapevolizzante il non detto, invece di zittirsi; 
- accettarsi e accettare gli altri in modo consapevolizzante;
- aprirsi ai miglioramenti; 
- guardare e vedere, invece di annebbiarsi la percezione; 
- affrontare l’ignoto con coraggio e risoluzione;
- migliorare l’approccio alle circostanze… 
Da questa prospettiva ci sono due tipi di sofferenza: 
- la sofferenza che è il risultato del divenire ingannevole, è quella che produce altra afflizione e potenzia i meccanismi comportamentali, emotivi e concettuali inerenti alla sofferenza. È una disfunzione che stimola l’aggravarsi dello stato mentale. Questo tipo di sofferenza può essere definito come infernale o della mente infernale (poco consapevole); 
- la sofferenza che è una conseguenza del divenire veritiero, è quella che è un effetto collaterale della consapevolizzazione. Essendo in funzione della crescita della consapevolezza, è benefica, a patto che la mente non tenda a identificarsi con essa (segmenti di mente che tendono a identificarsi con altri suoi segmenti) e produca così sofferenza non illuminante. Questo tipo di sofferenza può essere denominato come purgatoriale o della mente purgatoriale, che sta maturando per divenire mente Paradisiaca.


La sofferenza – serve?
Certo che serve.
La sofferenza serve veramente?
Veramente, tutto serve a qualcosa.
E allora, a che cosa serve la sofferenza?
A star male – A farsi del male – A fare del male. 
Allora perché soffrire?!
Già – perché soffrire?!

Consapevolizzandosi, la mente può anche soffrire, ma la sofferenza non deve essere lo stato predominante nel lungo periodo. Quando l’afflizione porta a ulteriore pena e non al trascendimento della stessa, non si sta sicuramente progredendo nella consapevolizzazione. Alcune menti credono addirittura che sia necessario soffrire per divenire veramente, che la sofferenza fa maturare e che sia uno stato naturale. Invece la sofferenza non conseguente alla consapevolizzazione fa ammalare, ostacola il divenire veritiero e rovina la vita. La sofferenza può essere benefica soltanto quando è una conseguenza della consapevolizzazione. Lo è nella misura in cui avvicina al BenEssere dell’Alternanza. 
La sofferenza esclude l’Amore e invalida la vita. Per poter veramente aiutare il prossimo e Amarlo come se stessi, è indispensabile liberarsi dal giogo della sofferenza. 
Molti hanno paura di finire all’inferno, senza nemmeno rendersi conto di essere già all’inferno. Di essere l’inferno di per sé, per sé e per altri. Il falso io (identità immaginata) è già nell’inferno della mente poco consapevole, un inferno di cui è sia prodotto sia creatore. “Per fortuna”, indipendentemente dalla qualità della mente, la Reale Identità non soffre mai: Precede benessere e sofferenza. 


Ora - Qui.
Di Basta! alla sofferenza.
Ora - Qui.
Di Sì!  alla Felicità.
Ora - Qui.
Abbandona la sofferenza. Ora - Qui.
Abbandonati alla Beatitudine.
Ora - Qui.




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