lunedì 30 dicembre 2013

Armonia è Creatività senza immaginazione.

Rammaricarsi di ciò che non abbiamo fatto è
un buon modo per potersi rammaricare di aver perso tempo a rammaricarsi. 

Cercare la “propria” libertà è destinarsi a una prigionia diversa,
la Libertà è senza “noi”. 

Cercare la felicità nella sofferenza,
utopica attitudine di molti esseri definiti ragionevoli.

Dovremmo liberarci dal popolo interiore,
non indurlo a rivoluzionare il proprio sognare.
     
Resistere è perdere,
la vittoria avviene abbandonandoci a Ciò che Siamo.

La Pace è l’unica Vittoria certa,
la sofferenza unica sconfitta vera.  

La morte della persona (maschera) è la vera nascita della vita.  

Le più grandi idee su se stessi possono essere
limiti invalicabili per conoscerSi senza grandezza. 

Non dovremmo morire per nulla,
soprattutto perché il Nulla è senza morte.

Armonia è Creatività senza immaginazione. 

Non possiamo avere progetti per la vita e la vita non può avere progetti per noi,
siamo la vita stessa: più che cercare di progettare,
dovremmo Realizzare.   


L’Eternità è la biografia più breve,
più semplice, meno letta.

martedì 5 novembre 2013

Spiritualità irragionevole

Irragionevole, pensare che bisogna soffrire, che la sofferenza faccia bene, che la sofferenza espii i peccati, che soffrire sia spirituale. L’afflizione fa male, è peccato e non è spirituale, a meno che non sia purificante o consapevolizzante. Malattie e disfunzioni umanitarie sono afflizioni prodotte sostanzialmente dalla sofferenza, pene che producono ulteriori pene, un pessimo circuito vizioso. Il peccato primario è la separazione da Dio Beatitudine, non essere Beatitudine è peccato, la Beatitudine è l’esperienza Spirituale, l’afflizione impedisce la Spiritualità. Dovremmo perciò liberarci il più velocemente possibile dalla sofferenza: Spiritualità, libertà dalla sofferenza.
Irragionevole, credere che bisogna portare la propria croce, la Spiritualità è Beatitudine, senza dualità, senza croce: la vera croce è la religiosità priva di spiritualità. 
Irragionevole, ritenere Beata l’ignoranza, la Beatitudine è pura Conoscenza in essere, base esperienziale di ogni sapere intellettuale; la sofferenza è ignoranza, sperimentazione non integrale di Sé Beatitudine.
Irragionevole, immaginare che la Felicità sia destinata a pochi, la Felicità è destinata unicamente ai meno che pochi, ai rarissimi, che si destinano alla Felicità,  maturando la capacità di Amare e di Discernere la Reale Origine dall’irReale manifestazione.
Irragionevole, la credenza che siamo Veramente o Realmente soggetti al passare del tempo. Il corpo invecchia, ma il tempo è soggetto a noi: senza noi e il Presente che produciamo non ci sarebbe nemmeno il nostro tempo, non ci sarebbero le nostre idee di invecchiamento, non ci sarebbe la sensazione di passare del tempo, non ci sarebbe nemmeno la possibilità di consapevolizzare che il tempo non passa mai, perché è sempre Presente. Il tempo soltanto sembra passare, perché non siamo totalmente uguali a Noi Stessi Presente. Il Presente è Beatitudine, pura esperienza di esserci prodotta grazie al cervello, senza il nostro corpo non ci sarebbe nemmeno il nostro Presente, con la morte del corpo scomparirà il Presente prodotto dal corpo stesso, ma come Principio Beatitudine continueremo a essere Presenti attraverso tutti i corpi in vita; nessuno si reincarna, ogni vita esistente è una nostra incarnazione. In Verità non Siamo solo il nostro Presente, Siamo il Presente esperienza primaria dell’umanità intera. In Verità, non siamo limitati a un’esistenza individuale, siamo il Principio Beatitudine che si perpetua attraverso ogni individuo. In Realtà non Siamo nemmeno la Verità Beatitudine, in Realtà siamo il Senzatempo, l’Assoluto privo anche del Presente. In Realtà siamo il Senzatempo Origine del Presente, in Realtà esistiamo a prescindere dall’umanità, a prescindere dalla manifestazione intera, irReale espressione di Noi Unica Realtà. 
Irragionevole, ritenere il mondo Reale. Il mondo esiste veramente, ma solo come illusione, nel senso che è irReale: l’Assoluto (Dio Origine) è l’Unica Realtà. Ciò che percepiamo come mondo è una nostra percezione, senza sperimentazione non può esserci forma. Reale è soltanto ciò che senza fine, ciò che è transitorio non può essere Reale; come dovremmo definire l’Eterno (Assoluto, Infinito), se definissimo Reale ciò che è transitorio? SuperReale? Senza noi non ci può essere la nostra percezione, pertanto nemmeno l’esperienza che definiamo mondo: se il mondo fosse Reale lo saremmo  anche noi, saremmo non transitori, Eterni, Immortali, ma sappiamo benissimo che come esseri umani siamo destinati a finire, morire. Il mondo non sarà mai Reale, ma possiamo rendere Vero il nostro mondo: Illuminandoci!
  Irragionevole, pensare di essere solo corpo-emozioni-pensieri, irragionevole perché la ragione dovrebbe essere veritiera ed è vero che non siamo solo corpo-emozioni-pensieri.  Irragionevole, perché definendoci limitatamente ci neghiamo la scoperta di Sé Immenso (Beatitudine, Identità esperienziale) e di Sé Infinito (Assoluto, Identità Reale). Irragionevole, perché impedisce la Beatitudine, esperienza Sana e Naturale. Irragionevole perché concorre a produrre afflizione, esperienza inNaturale, patologia primaria dell’umanità. 
Irragionevole, ritenere che il mondo percepito sia esteriore, la percezione è interiore ,come potrebbe essere esteriore il mondo percepito?! Non si tratta della percezione di un mondo esteriore, è una percezione chiamata mondo. Non veniamo al mondo, è il mondo a (av)venire in noi: ogni concepimento è la nascita di un nuovo universo, di cui siamo Seme. Il mondo appare all’esterno del corpo, ma sono ambedue esperienze che appaiono in noi; la percezione corpo non è il corpo effettivo, che è senza forma ed è la base della forma corpo prodotta dalla percezione. 
Irragionevole, pensare che ci troviamo nell’universo, nel senso di essere solo un corpo dentro un universo prestabilito. Siamo anche tutto l’universo percepito, che trova comunque spazio nel nostro campo esperienziale, così come l’esperienza che definiamo nostro corpo.
Irragionevole, credere che ciò che percepiamo come altri siano veramente gli altri, ogni nostra esperienza è, chiaramente, del nostro campo esperienziale, che non può mai essere esteriore a noi stessi. Non abbiamo mai abbracciato nostra madre: abbiamo prodotto in noi stessi le esperienze noi, abbraccio e madre. 
Irragionevole, immaginare che siano le emozioni altrui a farci soffrire. Certo, siamo soggetti all’influsso delle emozioni negative altrui, ma soffriamo soprattutto perché non essendo sufficientemente consapevoli reagiamo meccanicamente agli influssi negativi. Migliorarsi, maturando la consapevolezza, non è facile, ma è utopico cercare di migliorare altri senza consapevolizzare prima noi stessi; nota: cambiamento non è sinonimo di miglioramento. Le emozioni che proviamo sono sempre nostre, appartengono al nostro campo emotivo. Per stare Bene con noi stessi ed altri dobbiamo maturare la capacità di Amare: Amando, invece di subire gli influssi negativi, possiamo spontaneamente, anche senza alcuna intenzione specifica, aiutare gli altri a liberarsi dalla propria schiavitù concettualemotiva.
Irragionevole, pensare di poter aiutare sostanzialmente gli altri senza essere capaci di aiutare veramente noi stessi. L’aiuto sostanziale è la liberazione dalla sofferenza: la Beatitudine come base esperienziale dell’Illuminazione, è una Soluzione fondamentale.  L’afflizione che ci infliggiamo indica quanto siamo incapaci di aiutare sostanzialmente noi stessi, la sofferenza con cui ci deturpiamo è la stessa con cui deterioriamo il mondo.  Il vero volontariato e il lavoro su se stessi, più siamo consapevoli più possiamo diramare aiuto sostanziale, aiutare gli altri a guarire dall’inconsapevolezza, dramma primario dell’umanità. 
Irragionevole, essere schiavi dei ruoli; dovrebbero essere un nostro segmento espressivo consapevole, un modo specifico di esprimersi della Spontaneità, non la gabbia in cui rinchiudiamo ciò che immaginiamo di essere, anche perché identificati con il ruolo stesso. Il gioco dei ruoli allontana dal ruolo sostanziale della vita, che è consapevolizzare e maturare se stessa.  Irragionevole immaginare di avere un ruolo nella vita, perché in quanto individui siamo la vita stessa, l’idea che ci sia qualcuno che viva la vita è immaginazione causata dall’immaginare l’identità. 
Irragionevole, volersi realizzare (solo) emotivamente: le emozioni sono segmenti della mente, la Realizzazione è Integralità. Cercare la realizzazione emotiva significa  destinarsi alla frammentazione dell’essere, darsi in pasto alle altalene emotive,  dipendere dalla dualità; più che alla realizzazione emotiva di coppia, bisognerebbe tendere alla coppia Beata nella Realizzazione. Perché segmentarsi, altalenarsi e dualizzarsi, dato che,  sostanzialmente, cerchiamo Integralità, Stabilità e non dualità?! In verità si cerca la Felicità, la Verità Beatitudine. Le emozioni positive sono meglio delle negative, ma rispetto alla Felicità sono comunque sofferenza: unicamente la Felicità è senza sofferenza e la Felicità non è un’emozione, cercando la realizzazione emotiva ostacoliamo la Felicità che cerchiamo.   
Irragionevole, pensare a un Dio esterno a noi: siamo noi a generare Dio Beatitudine in noi (senza forma fisica non ci possono essere esperienze e la Beatitudine è l’esperienza primaria di ciascuno), mentre Dio Origine (Assoluto) è senza esperienza e forma, pertanto senza luogo, né esterno né interno. Dio Beatitudine è la Verità che Siamo, Dio Origine la Realtà che Sussistiamo. 
Irragionevole, credere che dopo la morte ci aspettino inferno, purgatorio o Paradiso. Le esperienze esigono la vita, senza vita non c’è spazio: irragionevole pensare che con la morte cambiamo forma, ogni forma è un’esperienza della vita. 
Irragionevole, pensare che fare i buoni durante la vita possa portare a un posto in Paradiso dopo la morte. Immaginando così ci rendiamo manipolabili e voler essere manipolati non è certo sintomo di ragionevolezza.  È però ragionevole comportarsi bene, nel modo dovuto per favorire l’Illuminazione e la Realizzazione, e divenire così il Bene stesso, Paradiso in vita. 
Irragionevole, ritenere che la spiritualità non faccia parte della quotidianità, come si trovasse solo in monasteri, templi o nella solitudine di qualche eremo. Spiritualizzandoci diventiamo tutta l’umanità, non consapevolizzandoci rimaniamo perlopiù rinchiusi nel nostro mondo fantastico, immaginandoci e immaginando gli altri; per conoscere l’umanità dobbiamo Umanizzarci, renderci Divinità. La quotidianità percepita è un fenomeno dalla nostra percezione, maturando la consapevolezza possiamo arrivare al punto in cui quotidianità appare nella Beatitudine, non consapevolizzandoci ci destiniamo alla sofferenza. Soffrire è irragionevole, soprattutto considerando che cerchiamo la Felicità. Per quanto difficili siano le circostanze dobbiamo tendere ad aumentare il grado di consapevolezza, altrimenti siamo destinati all’afflizione; anzi, più sono difficoltose, più soffriamo, maggiore dovrebbe essere la motivazione per maturarsi spiritualmente, liberarsi dalla sofferenza. In quanto vita siamo un processo che tende costantemente a esprimersi e a conoscersi, la spiritualità è la risposta all’esigenza fondamentale di autoconoscenza, negarsi la spiritualità è negarsi la conoscenza di Sé e l’espressione qualitativa di sé e Sé.  Rinunciando alla spiritualità   perché si vive in un ambiente non adeguato alla consapevolizzazione, ci si rende automaticamente ambiente sbagliato. Esistono circostanze favorevoli alla spiritualizzazione e altre con ostacoli enormi, ma è irragionevole non cercare di viverci a fondo, come strumento consapevolizzante maturante se stesso. 
Irragionevole, supporre che la spiritualità sia una delle cose della vita, dovrebbe essere l’atteggiamento primario verso la vita: la spiritualità porta a maturare la vita integrale e a scoprire la Vita nella sua Totalità. L’origine della vita è spirituale, solamente spiritualizzandosi la vita si rende onore, donandosi Autenticità. 
Irragionevole, immaginare che l’Illuminazione sia destinata solo a rari, così ci destiniamo a non essere nemmeno tra quei rari, che sarebbero moltitudine se l’umanità si dedicasse all’Illuminazione, esercitasse il rito della Beatitudine e non il culto della sofferenza. Perché si dovrebbe tendere all’Illuminazione? Semplicemente perché stare meglio è meglio che stare peggio, percorrendoci verso l’Illuminazione ci liberiamo dalla sofferenza. Perché ci si dovrebbe Illuminare? Semplicemente perché essere malati non è sano, l’Illuminazione è anche Felicità come esperienza costante e la Felicità è la Salute esperienziale, come ben sa chi è libero dalla sofferenza.  www.andreapangos.it

lunedì 4 novembre 2013

Autoindagine

La ragione illuminante matura la consapevolezza che gran parte delle ricerche dell’uomo riguardano lui stesso, nel senso che tutto ciò di cui fa esperienza è un suo processo, pertanto interiore. Non possiamo fare esperienze esteriori. Per esempio, il cosiddetto viaggio fuori dal corpo, non è un viaggio fuori di noi, ma è un modo diverso di percepire il corpo e di definire il rapporto con lo stesso, anche qualificandolo dalla prospettiva della sperimentazione non sensoriale.  
Il mondo che percepiamo non è un mondo preesistente, è la nostra percezione a produrlo in noi stessi: non si tratta della percezione di un cosmo esteriore, bensì del generare in noi l’esperienza chiamata cosmo, basata sulla forma spazio, prodotta singolarmente da ogni essere umano e fondata, a sua volta, su processi che precedono il piano esperienziale.
Ogni indagine sperimentale sul cosmo è, pertanto, un’indagine dell’uomo su se stesso. Il conosciuto non è mai scisso dal conoscitore, fa sempre parte del campo esperienziale (di chi) che ne fa esperienza; sia nel caso della percezione di fenomeni (espresso diversamente: dello produrre in noi le percezioni chiamate fenomeni in questione), sia nel caso della maturazione della conoscenza su elementi che non fanno parte di noi, per esempio su Dio Origine.  
Il conoscere gli altri non passa soltanto attraverso noi, ma dalla prospettiva del nostro percepire è comunque un’autoindagine. Gli altri esistono effettivamente come processi individuali, ma ciò che percepiamo come altri sono nostre esperienze. L’esperienza che in genere definiamo corpo altrui, non è l’effettivo corpo altrui, ma un’esperienza prodotta dalla nostra percezione, una forma generata in noi come conseguenza di uno specifico interagire con l’esistenza altrui. Discorso simile vale per le emozioni altrui, che possiamo riconoscere, senza poterle però mai sperimentare. Le emozioni altrui possono influire sul nostro campo esperienziale, favorendo in noi la generazione di emozioni simili, ma le emozioni che sperimentiamo non possono essere che nostre, il campo esperienziale è sempre interiore. Conoscere gli altri fa parte dell’indagine su se stessi, perché si tratta del rapportarsi con ciò che dalla nostra prospettiva sono nostre proiezioni (in questo senso si tratta sempre di autorapporti), che emergono dalla nostra esperienza di esserci: sostanzialmente siamo senza forma, “noi” e gli “altri” assumiamo forma grazie alla percezione.  
Tramite le proiezioni altri possiamo anche consapevolizzare l’unità e maturarci come Uno esperienziale. Per ottenere ciò dobbiamo liberarci dalla sofferenza nei rapporti e in generale, anche armonizzando con la Beatitudine le vibrazioni relative alle proiezioni altri. Essendo autorapporti si tratta sempre di autosofferenza; questo possiamo comprenderlo, quando sufficientemente consapevoli non reagiamo in modo reattivo alle emozioni negative altrui, anzi  trasformiamo consapevolmente il loro influsso negativo. Per risparmiarci sofferenza dobbiamo riorganizzare il rapportarci con le proiezioni altri, per esempio perdonando, anche perché è molto utile farlo. La spiritualità è profondamente utilitaristica, nel senso positivo del termine, perché persegue il bene e perdonare fa sicuramente bene. L’umiltà spirituale può essere definita anche come capacità di attuare ciò che è utile al bene, a prescindere dalle nostre convinzioni. 
Lo stato di unità fa percepire l’unità tra ciò che definiamo come noi e come altri e può farci comprendere che l’unità esiste sempre, anche quando percepiamo separazione, che è un’esperienza che avviene comunque nella percezione, la quale non può essere mai scissa da se stessa e dalle sue parti.  La percezione di unità indica metaforicamente anche l’unità tra la nostra esistenza individuale e quelle altrui; metaforicamente perché si tratta di un’unità impercettibile, essendo al di là del nostro campo esperienziale. 
L’Uno esperienziale è la pura Conoscenza in essere (Beatitudine), senza diversificazione in conoscitore e conosciuto. È il Sé esperienziale che percepisce vari aspetti di Sé, tra cui le esperienze “altri”, avvenire in lui stesso. Durante lo stato di unità, invece, c’è un “io” che percepisce l’unità con qualcosa che definisce diverso da sé.  
L’indagine su Dio Beatitudine è nettamente un’autoindagine, è l’uomo a generare in sé la Beatitudine, che in quanto esperienza esige il cervello; la Beatitudine non esiste a prescindere dalla forma fisica. Indagare su Dio Beatitudine significa tendere a divenire consapevoli della propria pura Divinità, intesa come pura esperienza di esserci, ed espanderla in tutto il proprio campo esperienziale, trasformandolo da inferno e purgatorio in Paradiso.  
Dio Origine (Vuoto Assoluto, Dio Immanifesto) precede l’uomo, nel senso che l’uomo fa parte del Suo manifestarsi, ma indagare su Dio Origine è comunque un’autoindagine; si tratta della ricerca del Sé Reale: Chi sono in Realtà?, è la domanda fondamentale.  
Indagando su Dio Beatitudine e Dio Origine, la ragione può destinarsi a scoprire Ciò che lo precede: la pura Conoscenza in essere (Beatitudine) e la Conoscenza Assoluta (Origine) e questo è profondamente consapevolizzante. Si tratta del modo diretto per comprendere le più profonde verità filosofiche e spirituali, veramente incomprensibili se la ragione non “incontra” la Conoscenza.   www.andreapangos.it

mercoledì 30 ottobre 2013

La ricerca della Beatitudine

Cerchiamo, fondamentalmente, la Beatitudine, base esperienziale della Realizzazione, che dovrebbe essere lo scopo fondamentale della vita; perché?   
Cerchiamo la Beatitudine, perché esperienza primaria, fondamento di ogni altra sperimentazione: sempre presente alla base del nostro esserci, la Beatitudine rende possibile ogni altra esperienza. Senza non ci può essere nulla di ciò che sperimentiamo, nemmeno le esperienze: corpo, emozioni, pensieri, ricordi, mondo, amici, famiglia... Possiamo scoprire questa verità direttamente in meditazione, immergendoci in noi stessi: favorendo la dissoluzione del piano percettivo, emotivo e concettuale, scopriamo la Beatitudine come esperienza primaria, esistente a prescindere dalle percezioni, dalle emozioni e dai pensieri. Non dobbiamo però fermarci qua, dovremmo volgerci tanto profondamente verso l’Origine (Assoluto, Dio Immanifesto) da rendere possibile l’Estinzione: cessazione temporanea della Beatitudine, pertanto di ogni altra esperienza. Soltanto così possiamo maturare la profonda consapevolezza sul rapporto Assoluto-manifestazione, maturandolo in noi stessi, per raggiungere la Consapevolezza Totale, fondamento della Realizzazione.  
Cerchiamo la Beatitudine, perché nostra Natura esperienziale: la Beatitudine è la Vera Identità, l’Identità Esperienziale.  CercandoCi, cerchiamo la Beatitudine, anche perché soglia inevitabile della Scoperta dell’Assoluto, Reale Identità.  
Cerchiamo la Beatitudine, perché solo Beati possiamo essere Noi Stessi, realizzare la Beatitudine nell’intero campo esperienziale è la base dell’Autenticità. 
Cerchiamo la Beatitudine, perché Amore e solamente nell’Amore siamo uguali a Noi Stessi: Amando siamo liberi dal peso dell’idea di qualcuno che vive la vita, perché siamo la Vita stessa, libera dall’identità immaginata.   
Cerchiamo la Beatitudine perché Somma Felicità, completa assenza di sofferenza. 
Cerchiamo la Beatitudine, perché Spontaneità: maturando spiritualmente ci liberiamo dalla meccanicità, compagna inseparabile della sofferenza, patologia che impedisce la Realizzazione.  
Cerchiamo la Beatitudine, perché Libertà esperienziale. Beatitudine è Immensità. Produrre Beatitudine come unica esperienza significa essere l’Immenso stesso, essere l’Uno esperienziale, la Vera Identità libera da emozioni, concetti sul sé e definizioni di Sé: la Beatitudine conosce unicamente Se Stessa, senza pensiero nemmeno. 
Cerchiamo la Beatitudine, perché pura Conoscenza in essere, di cui tutto il sapere intellettuale è soltanto un’espressione segmentata, ignoranza fattasi parola. Il ricercatore vero del sapere tende a conoscere per divenire Conoscenza Beatitudine: accumulare sapere senza favorire l’emersione della Beatitudine significa cercare malamente il sapere, destinandosi all’ignoranza sofferenza.     
Cerchiamo la Beatitudine perché Pace, totale assenza di conflitti. 
Cerchiamo la Beatitudine perché esperienza Integrale, libera dallo sperimentare separazione e unità; la seconda è certamente più sana e piacevole della prima, ma rispetto alla Beatitudine è pur sempre frantumazione. Beatitudine: Uno esperienziale libero anche dall’unità. Beatitudine: senza diversificazione in conoscitore e conosciuto. Beatitudine: pura Conoscenza in essere, unicamente Beati siamo senza frantumazione.   
Cerchiamo la Beatitudine, perché applicata all’intero campo esperienziale genera il Vuoto mentale, stato in cui ci conosciamo Felicemente senza pensieri, senza definizioni di sé. Vuoto mentale: strumento veritiero, da trascendere, per consapevolizzare il Vuoto Assoluto (Origine), Unica Realtà.  
Cerchiamo la Beatitudine, perché Appagamento Integrale: libero dai condizionamenti del piacere sensoriale, emotivo e concettuale, che può produrre solo appagamento parziale; e libero di produrre sensorialità e concettualità consapevole, libera dall’emozionalità.     
Cerchiamo la Beatitudine, perché per trovarLa dobbiamo volgerci verso l’Origine e diventare liberi dal mondo, assorbendolo in noi. Tendere alla Beatitudine ci libera dal proiettare separatamente il mondo, fino a manifestarsi come mondo intero, integralmente Beato. 
Cerchiamo la Beatitudine, perché tendere giustamente a EsserLa significa percorrersi verso lo stato esperienziale Originale (Beatitudine). Non dovremmo però mai dimenticare che per ConoscerCi Finalmente dobbiamo favorire l’Estinzione della Beatitudine stessa.  Unicamente così possiamo scoprire, senza comunque mai sperimentare, lo stato Originale Reale (Assoluto, Origine, Dio Immanifesto): l’Uno Reale senza esperienza, senza nemmeno Beatitudine, Ciò che Siamo in Realtà, prima ancora di manifestarci anche come Beatitudine. 

Cerchiamo la Beatitudine, perché la Beatitudine cerca noi. Dalla base del nostro esserci, Noi Beatitudine tendiamo spontaneamente a esprimerci attraverso l’intero campo esperienziale, ma “noi” identità immaginata, immaginandoci diversi da Ciò che Siamo Veramente, impediamo a Noi Stessi Beatitudine di raggiungerci pienamente, in ogni spazio del nostro esserci. Così, negandoCi, ci neghiamo le verità e la Verità su Noi stessi e viviamo falsamente, di sofferenza, invece che di Verità, Beatitudine. Liberarsi dal falso in favore del Vero, liberandoci dall’afflizione in onore della Beatitudine, è la sostanza della ricerca spirituale: CercarSi per TrovarSi ed EsserSi. www.andreapangos.it

martedì 24 settembre 2013

Fede e obbedienza al Divino

Fede e obbedienza al Divino
La fede può riguardare l’obbedienza a Dio. La fede in Dio esclude la conoscenza di Dio e pertanto si tratta di obbedienza all’ignoranza, nel senso di un obbedire a Ciò che non si conosce. è un subire la propria ignoranza su Dio, un’ignoranza positiva se utilizzata come fede illuminante, negativa se subita in quanto fede fossilizzante, che non avvicina alla conoscenza di Dio.  
Credere in idee giuste sull’obbedienza a Dio e tendere a realizzare queste indicazioni è un processo positivo, ma per attuarlo bisogna chiarirsi cosa significa obbedire a Dio. Dio non vuole nulla da nessuno: volere qualcosa da qualcuno implica il pensiero è l’esistenza di qualcuno da cui esigere qualcosa. Inteso sia come Origine che come Amore, Dio è senza pensiero. L’Amore è l’Uno esperienziale, in cui non esiste nessun esperienza diversa dall’Amore, in questo senso per Dio Amore non esiste altro, oltre all’Amore. Dio Origine è il Vuoto Assoluto, senza alcuna esperienza e differenziazione, pertanto nemmeno per l’Assoluto (Dio Origine)  esiste qualcun altro, oltre a Sé. 
Come si quindi obbedire a Dio, visto che Dio non vuole nulla? In verità non si può obbedire a Dio, ma se si è vincolati al bisogno di obbedire a Dio, di eseguire la sua volontà, allora è utile crearsi idee giuste sul servire Dio, concetti che favoriscono l’Illuminazione e la Realizzazione.  


Obbedire a Dio Amore
Dio Amore è l’esperienza primaria prodotta da ciascuno di noi: alla base dell’esserci di ognuno c’è Amore, che tende spontaneamente e senza intenzione alcuna, perché senza pensiero, a espandersi nell’intero campo esperienziale. In questo senso, l’Amore è la Volontà Divina esperienziale, libera da ogni desiderio e intenzionalità, mentre questo suo tendere è l’esprimersi di questa Volontà. La maturazione spirituale consiste anche nel rendere possibile la presenza dell’Amore nell’intero campo esperienziale, maturando la capacità di Amare. Tendere ad Amare significa assecondare la Volontà Divina esperienziale, vuole dire tendere a Essere Amore: divenire Dio Amore! Divenendo Amore si conosce Dio Amore,  Lo si è,  quindi non si può più avere fede in Lui - Noi: non possiamo credere in ciò che conosciamo, più precisamente, in Ciò che Siamo (Essere e Conoscenza sono due modi di definire l’Amore). Conseguentemente, non possiamo più obbedire a Dio, perché agiamo come Colui a cui prima obbedivamo. La Volontà Divina esperienziale non ha uno scopo concettuale, ma visto il risultato che produce l’assecondarla come dovuto, possiamo dire che Dio Amore vuole il trascendimento della fede in favore della Conoscenza.    
Bisogna comunque avere idee corrette sull’Amore, se le idee sull’Amore sono sbagliate allora anche l’obbedienza a Dio diventa un processo fuorviante. Una tra le cose più importanti da sapere sull’Amore, è che l’Amore è senza sofferenza, la sofferenza esclude l’Amore. Per comprendere meglio cosa significhi tendere all’Amore, è utile sapere che l’esperienza chiamata Amore può essere definita anche: Pace, Beatitudine, Somma Felicità. In questo caso obbedire a Dio significa agire per liberarsi dagli ostacoli, interiori ed esteriori, che impediscono la Beatitudine, la Felicità, la Pace: la sofferenza e i conflitti non maturativi contrastano la Volontà Divina esperienziale, non favorire la maturazione della Beatitudine -Pace significa opporsi a Dio Amore.    
Riguardo la Volontà Dio Amore, può essere interessante considerare che la continuità del processo vita, pertanto anche l’intera catena alimentare, è il modo di Dio Amore per continuarsi: senza cibo non c’è vita e senza vita non c’è l’esperienza Amore. Dio Origine genera l’uomo e rende possibile la sua creazione, mentre l’uomo produce in sé la pura esperienza di esserci, che può essere chiamata Dio Amore.    

Obbedire a Dio Origine
Cosa significa, invece, obbedire a Dio Origine? Si potrebbero dare varie risposte, mi limiterò ad alcune che possono favorire in modo decisivo la comprensione diretta di verità relative all’Origine e al suo manifestarsi più prossimo; considerando comunque che l’Origine è inspiegabile, ma la  “comprensione” dell’Assoluto (Origine) può essere favorita da concetti spaziotemporali (ogni concetto esige il tempo spazio), traslati al concetto di Assoluto e di manifestazione prespaziotemporale. 
Dio Origine è l’Unica Realtà, l’Immanifesto rispetto al quale l’intera manifestazione è irReale, esiste soltanto come illusione. In questo senso, obbedire a Dio Origine, per favorire la maturazione della consapevolezza, significare maturare il Discernimento del Reale (Origine, Assoluto) dalla manifestazione (Coscienza Originale, energie, materia, consapevolezza...).   

L’Origine può essere definita anche come Volontà Assoluta: ogni forma di volontà (qualsiasi cosa si intenda con questo termine) trae origine da Dio Origine, che è l’unico che ha la capacità di generare, anche perché è il potenziale di tutto ciò che può manifestarsi. La Coscienza Originale è l’espressione primaria del potenziale insito nell’Assoluto, è la base della generazione, da cui nasce la creazione. Il processo primario della Coscienza Originale è la Matrice Uomo, che “poi” temporalmente e spazialmente si realizza come uomo; anche se, per essere precisi, è lo stesso uomo a produrre il proprio spaziotempo in lui stesso. La base della Matrice Uomo rende possibile l’homo sapiens, diciamo così, di base: quello che si potrebbe definire animale pensante. La Coscienza Originale può però rendere possibile  anche la realizzazione dell’uomo Cristico, che è l’uomo, perlomeno, Illuminato. In questo senso, obbedire a Dio Origine può significare tendere a realizzare il potenziale Cristico della Matrice Uomo insita nella Coscienza Originale, prodotta a sua volta dalla Volontà Assoluta (Dio Origine): obbedire a Dio Origine significa Illuminarsi il prima possibile per Realizzarsi il più possibile! L’Illuminazione è unicamente l’inizio, le potenzialità dell’uomo sono immense, non andrebbero ridotte meramente all'Illuminazione.

lunedì 23 settembre 2013

Cos'è la fede?

    La fede
  La fede può essere uno strumento illuminante straordinario, ma l’approccio  non idoneo alla fede, causato anche dalle idee sbagliate sulla stessa possono farla diventare un ostacolo per la spiritualità, anche intesa come religiosità. Lo scopo primario del testo che segue è favorire la maturazione della fede illuminante, anche maturando la chiarezza sul concetto di fede.

    Cosa è la fede?
  La fede può essere definita in vari modi, questo stesso testo può essere definito come insieme di concetti sulla fede. Iniziamo con lo scrivere che la fede è un modo dell’intelletto di credere a sé, specificatamente a determinate idee spirituali che ha acquisito da altri e ritiene essere veritiere. Avere fede significa aderire a una verità spirituale senza averla appurata direttamente, con la propria esperienza: la fede è la fiducia nelle verità spirituali apprese da altri. Si tratta di una forma di credenza, cioè di ignoranza: credere significa comunque ignorare.
 L’ignoranza della fede non è però necessariamente un elemento negativo,  anzi, la fede intesa come apertura alla scoperta diretta delle verità in cui si crede, è un processo sicuramente positivo. La fede che, invece, fa decadere il proprio potenziale conoscitivo diventa uno strumento limitante, che circoscrive le conoscenze spirituali nell’ambito della credulità, fino a diventare un ostacolo insuperabile sul percorso spirituale.  

 Per precisione la fede non è di per sé ignoranza, è sostanzialmente conoscenza che non conosce direttamente l’oggetto della propria credenza; altrimenti, non si tratterebbe più nemmeno di fede, ma di conoscenza. La fede è conoscenza anche perché si tratta di un’esperienza, composta anche di emozioni e pensieri, che sono informazioni, aspetti della conoscenza; ogni esperienza è conoscenza, di minor o maggior qualità e ampiezza. Inoltre, la fede è conoscenza perché conosce se stessa, anche nel senso che possiamo constatare di avere fede. 

Fede in Dio

    La fede esige il pensiero, Dio non pensa, pertanto la fede non riguarda direttamente Dio, ma l’uomo e il suo bisogno di credere in Dio, anche come opportunità di ConoscerLo-ConoscerSi. 
    La fede può essere un modo di ricordarsi della presenza di Dio: può derivare dall’idea che Dio esiste o essere un modo per motivarsi a pensare  in modo più convinto che Dio esiste.  
    La fede in Dio dovrebbe comunque essere nobilitata dal ricordarsi che bisogna tendere ad Amare e a scoprire l’Origine dell’Amore, altrimenti la  fede non produce gli effetti illuminanti dovuti, tra i quali c’è l’orientamento verso il Bene. 
    Dio Origine è il potenziale Immanifesto di tutto ciò che può manifestarsi: Dio Origine è l’unico che ha la possibilità di manifestare! Il Vuoto Assoluto (Dio Origine) è lo stato Originale, tutto ciò che è manifesto è Originato da Dio Assoluto, proprio tutto: dalla malattia alla guarigione, dalla Pace ai conflitti, dalla Beatitudine alla sofferenza… Il concetto che tutto è nelle mani di Dio andrebbe compreso anche in questo senso: Dio Origine rende possibile sia il bene massimo sia il male massimo. 
    Dio Amore è, chiaramente, solo Amore, ma avere fede nell’Amore  non è sufficiente. Bisogna tendere a maturare la capacità di Amare, altrimenti si favoriscono fenomeni negativi, tra i quali le emozioni distruttive, espressioni distorte dell’Amore. La fede illuminante esige il pensiero consapevole e creativo, il pensiero meccanico o distruttivo favorisce fenomeni negativi, che concausano il manifestarsi distorto del potenziale Amore.
  Temere Dio favorisce il manifestarsi della paura e delle sue conseguenze negative, tra cui l’allontanamento dalla possibilità di Amare: l’Amore è totalmente senza paure, temere Dio significa ostacolarsi la maturazione spirituale. Per fruire positivamente del potenziale Dio bisogna volgere verso Dio idee ed emozioni positive, espandenti, non restringenti. Dio Amore è l’Immensità ed è l’esperienza più positiva, chiaro che più sono positive le idee e le emozioni su Dio e più sono volte a liberarci dai limiti, più possiamo far risuonare Dio Amore in noi stessi. La fede dovrebbe essere un atto di ottimismo, un’apertura al miglioramento. Se crediamo in un Dio punitivo, la fede può facilmente essere uno strumento del pessimismo, peggiorativo. Temere Dio inteso come Amore significa temere, appunto, l’Amore; atteggiamento folle! 
  In un certo senso, però, temere Dio è, perlomeno parzialmente, profondamente razionale: essendo Dio Origine il potenziale immanifesto di tutto ciò che può essere manifestato, un atteggiamento negativo favorisce eventi nocivi. La paura di questa possibilità andrebbe però superata maturando la consapevolezza del pericolo (la cui qualità dipende anche da quanto si è liberi dalle paure) e il discernimento di ciò che è bene fare e ciò che è meglio non fare. In questo va considerato che la sofferenza, base esperienziale sostanziale dei mali dell’uomo, tende a produrre ulteriore sofferenza. Si dovrebbe dunque porre la massima attenzione alla liberazione dalla sofferenza, anche perché per liberarsi dall’afflizione bisogna maturare la buona abitudine di agire in modo illuminante, che è l’attitudine positiva primaria.  
 Convincendosi, anche se attraverso la preghiera, di essere dei peccatori, si creano sofferenza, emozioni e pensieri limitanti, che impediscono di scoprire l’Immenso e l’Infinito: si utilizza il potenziale Infinito (Dio Origine) per manifestare limitazioni. Assurdo! Soprattutto se consideriamo che la spiritualità dovrebbe portare a scoprirCi Immensi e Infiniti. La maturazione spirituale esige la liberazione dall’identificazione con il sé limitato, quindi anche dall’idea di essere dei peccatori. Il modo diretto di farlo è maturare la consapevolezza esperienziale, ma anche concettuale (soprattutto tendendo a comprendere le verità spirituali più profonde), per divenire Amore, l’Immensità stessa: il peccato può essere inteso come separazione da Dio, e quando Amiamo siamo Dio Amore stesso. Risolto il problema!      
    La fede in Dio dovrebbe liberarci dall’idea di essere separati da Dio. Non siamo mai separati da Dio Amore, siamo soltanto diversi da Dio Amore e “solo” quando non Amiamo. L’Amore è l’esperienza primaria che rende possibili tutte le altre esperienze, anche l’idea che siamo separati da Dio. Maturando la capacità di Amare, le esperienze che produciamo sono sempre più armonizzate con l’Amore e la differenziazione tra noi è Dio Amore scompare.  Il concetto di Dio in noi andrebbe inteso nel senso che quando non Amiamo soltanto una parte del nostro campo esperienziale è Amore, e questa parte è Dio Amore in noi, perché fa parte, appunto, del campo delle nostre esperienze. Quando, invece, Amiamo (o meglio: Siamo Amore), produciamo Amore come unica esperienza e non c’è più un Dio in noi, nel senso che allora il nostro campo esperienziale è tutto Dio Amore: siamo solo Dio Amore!
    Non siamo mai separati nemmeno da Dio Origine, anche perché la separazione è un’esperienza e ogni esperienza esige il tempo spazio, mentre Dio Origine è il Vuoto Assoluto, Senzatempo, Senzaspazio.
    In quanto individui possiamo divenire Dio Amore, semplicemente Amando, ma  non possiamo in nessun modo diventare Dio Origine: il Vuoto Assoluto è senza: Coscienza consapevolezza, individui, energia, materia… Maturando però la consapevolezza totale si scopre che Dio Origine è il Sé Reale, la Reale Identità: Ciò che si è in Realtà, in quanto Origine, non in quanto individuo, chiaramente.
 Non basta avere fede in Dio, bisogna alimentarla in modo da manifestare positivamente il potenziale Dio Amore e, precedentemente, di Dio Origine.  Oltre ad avere fede in Dio, bisognerebbe avere fede, da maturare in certezza: nelle proprie possibilità espressive; nel fatto che Dio Origine è l’Onnipotente, anche perché è il potenziale di tutto ciò che può essere, e pertanto tutto è possibile; nella verità che alla base del nostro esserci c’è soltanto Amore e che agendo giustamente possiamo manifestarlo in ogni aspetto della vita, per Illuminarci e Realizzarci. 
  La fede in Dio dovrebbe maturare un rapporto con il Divino tale da liberarci da “noi stessi” (identità immaginata, falso io) e dal concetto di Dio non fondato sulla conoscenza di Dio. Per ambedue le cose è necessario ConoscerSi, Illuminarsi: la fede dovrebbe essere uno strumento di autoConoscenza! La fede illuminante lo è. 

giovedì 18 luglio 2013

Aforismi 18 luglio 2013

Il Paradiso è la casa senza porte di chi è Felice,
la vera chiave è la liberazione dalla sofferenza.

***

  Il Paradiso non è un luogo in cui entrare,
è Ciò che siamo quando smettiamo di immaginarci qualcuno da qualche parte. 

***

Osservandosi bene la vita si scopre senza abitante.

***

L’Amore è sempre segreto per chi non Ama,
segretarSi è la specialità globale che rende mediocre l’umanità.

***

La Felicità è una novità a cui rarissimi si destinano,
i più sono destinati a confonderla con la mera diminuzione della sofferenza.

***

L’abitudine a soffrire è un ottimo addestramento per abituare la vita all’inferno;
il purgatorio inizia con la purificazione dall’afflizione,
poi si può comprendere che dovremmo renderci Paradiso.

***

L’abitudine è maestra di sofferenza,
la Beatitudine è la Maestra Spontaneità. 

***

Concordo con l’affermazione di Fromm:
Senza amore, l’umanità non sopravviverebbe nemmeno un giorno; 
aggiungo: Soffrendo è morta ogni momento. 

***

La via di mezzo tra amare e sapere esiste per chi non Ama perché non è Conoscenza, differenziare Amore e Conoscenza significa errare. 

***

L’afflizione andrebbe decapitata,
per liberare la vita dal destino di essere una condanna a morte. 

***

Accade sempre l’ineluttabile, ma il ringraziamento è comunque positivo,
può mutare in meglio ciò che inevitabilmente andrà ad accadere. 

***

L’Amore ricevuto è sempre uguale all’Amore dato:
l’Amore è lo Stato senza circoscrizioni: quando Amiamo siamo sempre soli con noi stessi; lo siamo anche quando non amiamo, schiavi però delle nostre proiezioni. 

***

Amare è essere soli senza solitudine,
non Amare è isolamento immaginante compagnia o solitudine.

***

Chi si accontenta gode; sarà, ma io non godo ad accontentarmi,
accontentarsi può essere un ostacolo per migliorarsi.

***

L’Amore non è Eterno,
ma Amando possiamo scoprire l’Eterno Sua Origine.

***

L’Amore può essere solo per Ciò che si è,
non possiamo Amare senza Essere.    

***

L’Amore è sempre senza perdite,
possiamo trovarLo, mai perderLo. 

***

L’Amore non è una predilezione e proprio per questo è bene prediligere l’Amore.

***

Cercare di Amare il prossimo come se stessi immaginandosi
è un ottimo modo per rovinarsi la vita, una missione impossibile:
l’Amore è senza immaginazione,
per Amare dobbiamo liberaci dall’immaginarci. 

***

Poter Amare è essere capaci di non soffrire.

 ***

L’Amore è il Destino dell’Intelligente.

***


I rapporti di coppia possono essere complicati, l’Amore mai. 




venerdì 12 luglio 2013

AfoMisti: Aforismi vari di Andrea Pangos

La misura dell’Amore
Siamo Noi che Amiamo.
-
Vivere d’Amore è Vivere da Dio.
L’unico modo per Amare tutti è AmarSi in quanto Unico.
-
Solo la Beatitudine è più forte dell’abitudine a soffrire:
abituiamoci alla Beatitudine.
-
Visto che non possiamo non contrarre abitudini, contraiamo quelle che
generano Beatitudine.
-
L’Amore è estremamente economico:
senza sforzo è anche senza consumo. 
-
Basterebbe non dar tregua alla Felicità.
Per essere Felici basta cedere all’Amore nella misura in cui siamo
deceduti nella sofferenza.
L’Amore è sempre senza precedenti, nessuna esperienza è prima dell’Amore. 

Non Amare: penare. 
-

L’Amore (è la Conoscenza che) accade a donne e uomini che Si Conoscono.
-
Non esistono vecchi amori o amori passati, l’Amore è solo Presente. 
-
Scoprendo l’Amore diventiamo il mondo, tanto per iniziare.
-
L’Amore ci rende Capaci, ecco una ragione in più per divenire capaci di Amare.
- 
L’amore ordinario è una commedia tragica, l’Amore vero è senza parti,
privo di recitazione.
-
Una persona può essere Amata, ma la persona non può Amare:
l’Amore è senza maschere.
-
L’ “io” può essere amabile o detestabile, ma l’Amore è senza “io”: unicamente Io.
-   
Amando anche la bruttezza può apparire bellezza e la bellezza bruttezza,
brutto è non Amare.  
-
Incontrare l’Amore è tutt’altro che fortuna, l’Amore è l’unico destino di Sé. 
-
Amare il matrimonio può essere il viatico per la fine di una storia d’amore. 
-

L’uomo è l’unico Dio che
può destarsi e Destarsi:
non essere Desti è detestarsi.
-
La gelosia è una stupida soluzione
alla mancanza di Amore.
-
Cercare la Libertà è liberarsi
dal carceriere che siamo. 
-
Il grado di inconsapevolezza è la misura prima della corruzione dell’anima.
-
La mente è Il principale evento
del cosmo intero.
-
La Verità è il libro illeggibile per
chi si destina solo alle parole.
-
I poteri forti sono la
debolezza dell’umanità. 
-
L’Incontro è la Conoscenza che accade
a uomini e donne che Amano. 
-
La fine dell’Amore è l’inizio del precipizio sofferenza. 
-
Essere Dio è l’unico modo per Amare Dio,
non possiamo Amare ciò che non siamo,
l’Amore è senza differenziazione.
-

Il tempo sempre uguale sono i momenti di chi è costantemente Beato. 
-
L’inconsapevolezza è il difetto perfetto.
-
Il posto ottimale per il punto interrogativo è alla fine dell’elenco di idee su se stessi.
-
Acquisire idee significa renderle proprie, non vendersi come pappagallo.
-
I veri interessi dei governanti non
sono le vere esigenze dei governati:
fidarsi è stupidità aggravata,
aiutare altri a fregarci. 
-
Il non pensare dell’animale è spesso preferibile al pensare male dell’uomo, essere un animale pensante non è sempre segno di chissà quale evoluzione
-
La stupidità altrui dà meno fastidio
se liberi dalla nostra. 
-
Essendo ineluttabile e bene preziosissimo, la vita non andrebbe definita come utile o inutile; andrebbe comunque considerato che la vita si rende utile nella
misura in cui si Illumina prima,
Realizza sempre più integralmente poi.
-
Dire che nessuno ha mai conosciuto Dio
è affermare il fallimento del Cristianesimo.
-
L’afflizione è il delitto perfetto. 
-

Divenire viaggio senza viaggiatore
dovrebbe essere Ambizione
e Destinazione di ogni vita.
-
L’afflizione è un difetto dal quale
non è mai troppo tardi o
troppo presto per liberarsene:
la Beatitudine è Ora!
-
Sofferenza - complicazione massima e irrisolta di ogni vita o quasi. 
-
L’inconsapevolezza dona alla sofferenza distogliendoci dalla Beatitudine.
Vita inconsapevole - congelatore infernale.
-
I pensieri veramente profondi
elevano fino al Silenzio.
-
Peccato - incapacità di Amare.
-
Per essere pazzi basta soffrire.
-
La lontananza dall’Amore determina
la misura delle paure.
-
Non potendo possedere Tutto
non ci resta che divenirLo.
L’arte è l’opportunità di dimostrare
che la natura è inimitabile,
non esiste natura veramente morta.
 -

Gloria dei Cieli,
Destino di chi si è reso Paradiso. 
-
Il potere di realizzare i desideri
può essere la capacità di
dar vita a immensi abbagli.
-
Fare nulla è impossibile come non fare nulla, nulla è solo un’idea. 
-
La verità progredisce veramente solo se fatta crescere in noi stessi, dobbiamo divenire gravidi di verità e farle nascere rendendole Proprie.  
-
Non facciamo né il massimo né il minimo, l’inevitabile accade sempre. 
Non Amare significa esitare a vivere,
non dovremmo esitare minimamente
 a destinarci ad Amare.
-
La vita inconsapevole è una testa pelata piena di nodi che vengono
al pettine senza essere sciolti. 
L’istruzione è spesso una
vera e propria distruzione. 
-
Se invece di combattere altri l’uomo tenderebbe a sconfiggere “sé”, trasformandosi in nome della Pace,  donerebbe vittorie all’umanità intera. 
-
La collettività può immaginare di aiutare il singolo a vivere, in verità inizia a spegnerlo già nel momento del concepimento. 
-
Nasciamo come percorso a senso unico, vicolo cieco, strada destinata a finire: Nascere Veramente significa diventare senza percorrenza.  
Per imparare a fare veramente bisogna tendere a essere pienamente. 
La vita infelice è la più costosa.
-

Il tempo sempre uguale sono i momenti di chi è costantemente Beato. 
-
L’inconsapevolezza è il difetto perfetto.
-
Il posto ottimale per il punto interrogativo è alla fine dell’elenco di idee su se stessi.
-
Acquisire idee significa renderle proprie, non vendersi come pappagallo.
-
I veri interessi dei governanti non
sono le vere esigenze dei governati:
fidarsi è stupidità aggravata,
aiutare altri a fregarci. 
-
Il non pensare dell’animale è spesso preferibile al pensare male dell’uomo, essere un animale pensante non è sempre segno di chissà quale evoluzione
-
La stupidità altrui dà meno fastidio
se liberi dalla nostra. 
-
Essendo ineluttabile e bene preziosissimo, la vita non andrebbe definita come utile o inutile; andrebbe comunque considerato che la vita si rende utile nella
misura in cui si Illumina prima,
Realizza sempre più integralmente poi.
-
Dire che nessuno ha mai conosciuto Dio
è affermare il fallimento del Cristianesimo.
-
L’afflizione è il delitto perfetto. 
-

Divenire viaggio senza viaggiatore
dovrebbe essere Ambizione
e Destinazione di ogni vita.
-
L’afflizione è un difetto dal quale
non è mai troppo tardi o
troppo presto per liberarsene:
la Beatitudine è Ora!
-
Sofferenza - complicazione massima e irrisolta di ogni vita o quasi. 
-
L’inconsapevolezza dona alla sofferenza distogliendoci dalla Beatitudine.
Vita inconsapevole - congelatore infernale.
-
I pensieri veramente profondi
elevano fino al Silenzio.
-
Peccato - incapacità di Amare.
-
Per essere pazzi basta soffrire.
-
La lontananza dall’Amore determina
la misura delle paure.
-
Non potendo possedere Tutto
non ci resta che divenirLo.
L’arte è l’opportunità di dimostrare
che la natura è inimitabile,
non esiste natura veramente morta.
 -

Gloria dei Cieli,
Destino di chi si è reso Paradiso. 
-
Il potere di realizzare i desideri
può essere la capacità di
dar vita a immensi abbagli.
-
Fare nulla è impossibile come non fare nulla, nulla è solo un’idea. 
-
La verità progredisce veramente solo se fatta crescere in noi stessi, dobbiamo divenire gravidi di verità e farle nascere rendendole Proprie.  
-
Non facciamo né il massimo né il minimo, l’inevitabile accade sempre. 
Non Amare significa esitare a vivere,
non dovremmo esitare minimamente
 a destinarci ad Amare.
-
La vita inconsapevole è una testa pelata piena di nodi che vengono
al pettine senza essere sciolti. 
L’istruzione è spesso una
vera e propria distruzione. 
-
Se invece di combattere altri l’uomo tenderebbe a sconfiggere “sé”, trasformandosi in nome della Pace,  donerebbe vittorie all’umanità intera. 
-
La collettività può immaginare di aiutare il singolo a vivere, in verità inizia a spegnerlo già nel momento del concepimento. 
-
Nasciamo come percorso a senso unico, vicolo cieco, strada destinata a finire: Nascere Veramente significa diventare senza percorrenza.  
Per imparare a fare veramente bisogna tendere a essere pienamente. 
La vita infelice è la più costosa.
-

Finché non Risuscitiamo
siamo tombe di verità.
Vivere veramente è morire sempre. 
-
Non esiste ora della morte,
il tempo fa parte della vita.
-
La Felicità è senza noia,
la noia mancanza di Felicità. 
-
Il ricordo eterno sarebbe
la negazione assoluta dell’Infinito.
-  
Dividersi è possedersi senza AverSi. 
-
L’esistenza di donne da sogno per uomini Svegli è la prova lampante
dell’esistenza di Dio. 
-
La gioventù si conquista
liberandosi dal tempo.
-  
Il momento non vissuto rende anticipatamente passato il presente. 
-
La mancanza di idee è ottima quando si tratta di Vuoto mentale, pessima quando il vuoto è esistenziale. 
-
(Non) volere nulla significa comunque tendere a qualcosa. 
-
La morte è il destino di
chi non guarisce dall’immaginarsi.
-
Soltanto la sofferenza può valer la pena,
la Felicità è senza pena.
-
Per ingannare la morte dobbiamo liberarci dall’inganno di essere Realmente nati.
-
L’Amore non spreca niente, nemmeno la vita che consuma per esserci.  
-
La morte non è dura,
dura a morire è l’idea di morire.
Chi è superiore a se stesso
non vede inferiori a Sé.
-
Il sembrare fa parte dell’essere, essere veramente è senza sembrare.
-


Pretendere l’Amore significa non ottenerlo mai, l’Amore è sempre senza pretese.
-
La Vita è senza età, che è del calendario; dovremmo avere in programma
solo il Presente.
-
Tutto accade a tutti,
ma solo Uno può saperlo.
La Felicità è senza durata, saggezza è renderla costante.
-
La speranza fa parte dell’ambire alla Felicità e la impedisce ora-qua. 
La vita senza Amore è una lezione persa; è tempo di iniziare a studiare  nuovamente e diversamente, questa volta Veramente!
-
Saper Amare è il miglioramento a cui ambire, veramente. 
-
L’altruismo è senza altri, soltanto Amando possiamo donare veramente e l’Amore è semplicemente Uno. 
-
La vita di molti è un pericoloso allontanarsi da se stessi, il modo migliore per non rischiare di trovarsi nel posto giusto. 
-
L’Amore non dura troppo o troppo poco,
è senza passare del tempo.  
-
La Libertà è con e senza nulla, è lo stesso.
-  
L’Amore è senza speranza. 
-
La speranza andrebbe consumata in favore della soluzione giusta.
-
La fame di fama di alcuni
fa morire di fame molti altri.
-
Se il tempo si potesse veramente buttare, molti sarebbero oramai eterni.
-
Longevità, arte della vita Piena. 
Adesso è il libro più importante
di tutta la storia.
La Vita Vera è senza età. 
-
La pazzia è implicita nella sofferenza, è pazzesco soffrire. 
-


La condivisione della sofferenza è la vera miseria dell’umanità, la vera ricchezza nasce dall’unirsi nella Felicità.
La storia è piena di perdenti:
i Vincenti sono senza storia.
Vince unicamente chi smette di immaginarsi, perdente o vincente.
-
Quando le verità viste come soglia
di ulteriori verità le porte
della conoscenza si aprono da sole. 
-

Vera forza è VederSi senza alti e bassi,
non rialzarsi dopo essere caduti.
-
Pazzia individuale e delirio collettivo sono tutt’uno nell’impedire la scoperta dell’Uno sempre Savio e senza parti. 
-
Scoprire Dio è profondamente paradossale, una scoperta sempre nuova di
Ciò che da più che sempre è. 
-
Non dovremmo dispiacerci mai,
il passato è stato l’unico possibile.
-
Non Amare è peccarsi.
-
L’Amore è senza matrimonio,
per sposarsi bisogna essere in due 
e l’Amore è sempre Solo, Uno.
-
Seguendo altri possiamo
al massimo arrivare secondi, ma 
ricordiamoci che ci cerchiamo come Primo.
-
Meno siamo più vicini siamo alla Vittoria, l’Uno è con nessuno.
La barba del saggio cresce bene perché non ostacolata dalla sofferenza. 
-
La saggezza matura con la trasformazione dei ricordi in Amore. 
-
I giorni sono passi che portano a coprire gli anni, senza che il tempo passi mai. 
-
Chi vuole fortemente l’Amore farebbe bene ad aprirgli la porta, chiudendola alle idee sull’Amore.
-
Voler capire tutto può essere un modo per fare un niente della propria vita.
-
La sofferenza è il vizio più grande, da curare con la Felicità, Virtù Unica. 
-
La responsabilità è soprattutto dell’essere, non tanto del fare: le azioni sono espressioni di ciò che siamo.  
-
Tutti sono eredi di Chi è senza avi. 
-
La Libertà non è questione di volontà, è Volontà stessa: la Libertà è irraggiungibile per chi la vuole.