martedì 24 settembre 2013

Fede e obbedienza al Divino

Fede e obbedienza al Divino
La fede può riguardare l’obbedienza a Dio. La fede in Dio esclude la conoscenza di Dio e pertanto si tratta di obbedienza all’ignoranza, nel senso di un obbedire a Ciò che non si conosce. è un subire la propria ignoranza su Dio, un’ignoranza positiva se utilizzata come fede illuminante, negativa se subita in quanto fede fossilizzante, che non avvicina alla conoscenza di Dio.  
Credere in idee giuste sull’obbedienza a Dio e tendere a realizzare queste indicazioni è un processo positivo, ma per attuarlo bisogna chiarirsi cosa significa obbedire a Dio. Dio non vuole nulla da nessuno: volere qualcosa da qualcuno implica il pensiero è l’esistenza di qualcuno da cui esigere qualcosa. Inteso sia come Origine che come Amore, Dio è senza pensiero. L’Amore è l’Uno esperienziale, in cui non esiste nessun esperienza diversa dall’Amore, in questo senso per Dio Amore non esiste altro, oltre all’Amore. Dio Origine è il Vuoto Assoluto, senza alcuna esperienza e differenziazione, pertanto nemmeno per l’Assoluto (Dio Origine)  esiste qualcun altro, oltre a Sé. 
Come si quindi obbedire a Dio, visto che Dio non vuole nulla? In verità non si può obbedire a Dio, ma se si è vincolati al bisogno di obbedire a Dio, di eseguire la sua volontà, allora è utile crearsi idee giuste sul servire Dio, concetti che favoriscono l’Illuminazione e la Realizzazione.  


Obbedire a Dio Amore
Dio Amore è l’esperienza primaria prodotta da ciascuno di noi: alla base dell’esserci di ognuno c’è Amore, che tende spontaneamente e senza intenzione alcuna, perché senza pensiero, a espandersi nell’intero campo esperienziale. In questo senso, l’Amore è la Volontà Divina esperienziale, libera da ogni desiderio e intenzionalità, mentre questo suo tendere è l’esprimersi di questa Volontà. La maturazione spirituale consiste anche nel rendere possibile la presenza dell’Amore nell’intero campo esperienziale, maturando la capacità di Amare. Tendere ad Amare significa assecondare la Volontà Divina esperienziale, vuole dire tendere a Essere Amore: divenire Dio Amore! Divenendo Amore si conosce Dio Amore,  Lo si è,  quindi non si può più avere fede in Lui - Noi: non possiamo credere in ciò che conosciamo, più precisamente, in Ciò che Siamo (Essere e Conoscenza sono due modi di definire l’Amore). Conseguentemente, non possiamo più obbedire a Dio, perché agiamo come Colui a cui prima obbedivamo. La Volontà Divina esperienziale non ha uno scopo concettuale, ma visto il risultato che produce l’assecondarla come dovuto, possiamo dire che Dio Amore vuole il trascendimento della fede in favore della Conoscenza.    
Bisogna comunque avere idee corrette sull’Amore, se le idee sull’Amore sono sbagliate allora anche l’obbedienza a Dio diventa un processo fuorviante. Una tra le cose più importanti da sapere sull’Amore, è che l’Amore è senza sofferenza, la sofferenza esclude l’Amore. Per comprendere meglio cosa significhi tendere all’Amore, è utile sapere che l’esperienza chiamata Amore può essere definita anche: Pace, Beatitudine, Somma Felicità. In questo caso obbedire a Dio significa agire per liberarsi dagli ostacoli, interiori ed esteriori, che impediscono la Beatitudine, la Felicità, la Pace: la sofferenza e i conflitti non maturativi contrastano la Volontà Divina esperienziale, non favorire la maturazione della Beatitudine -Pace significa opporsi a Dio Amore.    
Riguardo la Volontà Dio Amore, può essere interessante considerare che la continuità del processo vita, pertanto anche l’intera catena alimentare, è il modo di Dio Amore per continuarsi: senza cibo non c’è vita e senza vita non c’è l’esperienza Amore. Dio Origine genera l’uomo e rende possibile la sua creazione, mentre l’uomo produce in sé la pura esperienza di esserci, che può essere chiamata Dio Amore.    

Obbedire a Dio Origine
Cosa significa, invece, obbedire a Dio Origine? Si potrebbero dare varie risposte, mi limiterò ad alcune che possono favorire in modo decisivo la comprensione diretta di verità relative all’Origine e al suo manifestarsi più prossimo; considerando comunque che l’Origine è inspiegabile, ma la  “comprensione” dell’Assoluto (Origine) può essere favorita da concetti spaziotemporali (ogni concetto esige il tempo spazio), traslati al concetto di Assoluto e di manifestazione prespaziotemporale. 
Dio Origine è l’Unica Realtà, l’Immanifesto rispetto al quale l’intera manifestazione è irReale, esiste soltanto come illusione. In questo senso, obbedire a Dio Origine, per favorire la maturazione della consapevolezza, significare maturare il Discernimento del Reale (Origine, Assoluto) dalla manifestazione (Coscienza Originale, energie, materia, consapevolezza...).   

L’Origine può essere definita anche come Volontà Assoluta: ogni forma di volontà (qualsiasi cosa si intenda con questo termine) trae origine da Dio Origine, che è l’unico che ha la capacità di generare, anche perché è il potenziale di tutto ciò che può manifestarsi. La Coscienza Originale è l’espressione primaria del potenziale insito nell’Assoluto, è la base della generazione, da cui nasce la creazione. Il processo primario della Coscienza Originale è la Matrice Uomo, che “poi” temporalmente e spazialmente si realizza come uomo; anche se, per essere precisi, è lo stesso uomo a produrre il proprio spaziotempo in lui stesso. La base della Matrice Uomo rende possibile l’homo sapiens, diciamo così, di base: quello che si potrebbe definire animale pensante. La Coscienza Originale può però rendere possibile  anche la realizzazione dell’uomo Cristico, che è l’uomo, perlomeno, Illuminato. In questo senso, obbedire a Dio Origine può significare tendere a realizzare il potenziale Cristico della Matrice Uomo insita nella Coscienza Originale, prodotta a sua volta dalla Volontà Assoluta (Dio Origine): obbedire a Dio Origine significa Illuminarsi il prima possibile per Realizzarsi il più possibile! L’Illuminazione è unicamente l’inizio, le potenzialità dell’uomo sono immense, non andrebbero ridotte meramente all'Illuminazione.

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