domenica 6 marzo 2011

La Ricerca della Reale Identità


Pur essendo la Reale Identità (Assoluto, Origine, Dio Immanifesto) non sperimentabile, si può maturare la piena consapevolezza riguardo  alla Stessa. Tale certezza, illuminata dall’Amore, matura con l’immergersi in sé, con il ritrarsi del conosciuto nel “conoscitore”, consapevolizzando la loro unità e maturando la loro eguaglianza, per produrre soltanto pura conoscenza in essere esente da pensieri e rendere possibile l’Estinzione.
Non essendoci esperienza di esserci, durante l’Estinzione non è possibile constatare alcunché, ma una volta ritornata l’esperienza di esserci può emergere l’osservazione: poco fa non c’era esperienza di esserci, ma c’era comunque Qualcosa che non posso definire e nemmeno sperimentare, ma so che si tratta della Reale Identità, di Dio. Così, quello che poteva essere definito il Mistero dei Misteri, cessa di esserlo, definitivamente. Grazie all’Estinzione matura la certezza di tutto ciò che non si è Realmente, cioè che il corpo, le emozioni, i pensieri, l’esperienza di esserci, l’individuo)... sono illusorie espressioni di Se Stessi Dio. Ciò che prima si poteva negare solo indicativamente (in Realtà non sono il corpo, le emozioni, i pensieri...), dopo aver consapevolizzato la prima Estinzione si può negare per accertamento avvenuto.
Per riconoscere la Reale Identità è necessario divenire integralmente Amore e lasciarsi andare all’Estinzione. Riconosco l’Amore unica Verità e Dio unica Realtà. Dio non è Verità, ma Realtà, Origine della Verità esperienziale (Amore) e delle verità concettuali, tra le quali c’è il pensiero Dio è la Reale Identità.
La Verità non è Reale, la Reale Identità non è vera, perché Reale. Ricercare il Reale (Dio, Assoluto, Origine) è ben diverso dal cercare il Vero (Amore), Sua espressione. Il Primo è Reale, il Secondo irReale. I soli pensieri sto cercando il Vero e Sono un ricercatore della Verità, possono creare ostacoli per la Scoperta del Reale. Dio è l’unica Realtà, questa è l’irReale Verità sulla Realtà.
Per farsi e fare veramente del bene è necessario:
- passare dal proiettare il mondo al ritrarlo in sé, che è la vera apertura al mondo, anche perché permette di scoprire il mondo in se stessi individuo, scaturente da Se Stessi Dio;
- passare dall’identificazione fossilizzata con il corpo fisico (io sono il corpo o il corpo è il sé Reale) o con l’individuo (l’individuo è il sé reale), all’indagine consapevolizzante sulla Reale Identità, anche con la domanda: Qual è la Reale Identità?, affinché possa emergere spontanea la risposta: Dio, l’Assoluto.
Qual è la Reale Identità?, non deve però essere lo spunto per un’analisi dell’identità, anche perché la Reale Identità non è analizzabile. Deve servire a svuotarsi dai pensieri superflui e dai contenuti diversi dall’Amore.
La ricerca spirituale non va confusa con l’indagine psicologica. Ambedue avvengono nel tempo, ma la ricerca spirituale tende a scoprire il Senzatempo, anche attraverso la dissoluzione illuminante del pensiero. Più pensa, più l’esserci si segmenta, allontanandosi così dalla Comprensione, possibile soltanto durante la Verità chiamata Amore. I pensieri sono risposte parziali, l’Amore è la Comprensione globale, che può essere nobilitata anche dallo spontaneo costituirsi di constatazioni veritiere scaturenti da una visione globale, ben più ampia e obiettiva di quella satura di pensieri.
È fondamentale focalizzarsi sull’Amore e sulla ricerca della Sua Origine (Reale Identità), per consapevolizzare l’Amore in se stessi e scoprirSi Sua Origine. La capacità dell’Amore e ancor più dell’Estinzione, di trasformare l’esserci, è immensamente maggiore delle possibilità offerte dall’analisi dello stato concettualemotivo, la quale spesso potenzia più i circuiti emotivi e intellettivi viziosi, rendendo possibile soltanto la diversificazione della confusione, non la Liberazione. La qualità dell’utilizzo dei pensieri è determinata sostanzialmente da quanto sono in funzione dell’Amore, mentre in genere sono uno strumento di soffocamento dell’Amore.  
Il convincimento di non essere ancora pronti alla ricerca diretta della Reale Identità e che c’è ancora bisogno di un approccio psicologico[1], può essere un modo di razionalizzare l’incapacità di aprirsi all’Amore, lasciando andare il superfluo. Questo può essere superato anche con l’aiuto della preghiera: Chiedo la riprogrammazione degli ostacoli per la Realizzazione Integrale.
Il concetto per eliminare l’ego (o il “sé”) bisogna prima averlo abbastanza sviluppato, è un altro ostacolo per  la ricerca della Reale Identità. Generalizzando, la necessità di costruire prima un “sé solido”, può essere un’esigenza per insegnamenti basati sulla concettualizzazione dell’io e del suo rapportarsi ideale con altri io. L’esperienza conseguente a un lavoro terapeutico condizionato primariamente dall’Amore, dimostra però che molte volte chi “ha un sé non molto formato”, integra l’esserci più velocemente di coloro che “hanno un sé formato”, soprattutto quando sono intossicati da una grande nozionistica spirituale e psicologica, acquisita senza la necessaria consapevolizzazione.
La spiritualità non è idealizzazione, ma ottimizzazione della vita, integrazione della capacità di Amare in ogni ambito. L’identità immaginata (“sé”) è una patologia. Che senso ha potenziarla, diversificarla, abbellirla, per poi eventualmente curarla?! Prima e meglio si cura la malattia, maggiori sono le possibilità di guarire. L’Amore è la Salute, la miglior Medicina e il miglior Terapeuta. Non sbaglia mai ed è sempre benefico. La ricerca spirituale diretta fa emergere l’Amore e la Salute non può nuocere in nessun caso.
La via più illuminata è la più diretta. È la soluzione ottimale, ma esige la capacità di abbandonarsi a Dio, per ScoprirSi Lui. Molti però, sedotti dai propri e altrui limiti e in fuga dalle proprie e altrui paure, invece di imboccare la strada diretta girano incessantemente attorno a una rotatoria circondata da panelli pubblicitari che cambiano costantemente sfondo. Scorgendo panorami sempre diversi, questi “turisti spirituali” fantasticano di star progredendo sul percorso spirituale, mentre ruotano costantemente attorno all’immaginario se stessi, frullati dai propri e altrui meccanismi limitanti. Vanno comunque compresi, non certamente giudicati, anche perché sono vittime di deleteria ciclicità inconscia. Non possono fare diversamente, condizionati come sono da innumerevoli influssi devianti, anche se molti tra loro immaginano di stare operando delle scelte. Libero arbitrio? Di chi? Libero da cosa?
La Ricerca della Reale Identità esige la fede, non intesa come cieca credenza (che fa rimanere creduloni, anche se ci si ritiene o si è ritenuti dei veri fedeli), ma come apertura all’Ignoto per conoscerLo. La fede è una fase della maturazione della conoscenza, mentre il cieco credere fa parte della fossilizzazione dell’ignoranza. Avere veramente fede (in Dio), non significa nemmeno essere fedeli a dei concetti (su Dio) acquisiti passivamente, senza riflessione illuminante. La piena “fede” in Dio equivale alla piena consapevolezza che in Realtà Si Sussiste Dio.


[1] Solitamente, l’indagine psicologica è sul sé immaginario. La ricerca spirituale non è un processo di cambiamento e abbellimento dell’identità immaginata (sé immaginario), ma favorisce la sua neutralizzazione.