domenica 23 gennaio 2011

L'abbaglio di essere divisi da Dio

- Ricongiungersi a Dio
- tendere a Dio
- avvicinarsi a Dio
- ritornare da Dio
- andarsene da Dio
- perdere Dio
- essere divisi da Dio
- essere vicini a Dio
- essere lontani da Dio...
Sono pensieri che possono essere positivi per stimolare il divenire veritiero, ma possono anche essere fuorvianti e ostacolarlo. Intesi letteralmente sono falsi, non esprimono l’effettivo stato dei processi, ma soltanto delle parvenze causate dalla mente non sufficientemente consapevole, da idee errate su se stessi individuo, sulla Manifestazione e su Dio e dall’ignorare la Loro inscindibilità. Nulla può ritornare a Dio perché niente può scindersi da Lui.
Ogni vicinanza, lontananza, avvicinamento, allontanamento, ricongiungimento… riguardano il tempo e lo spazio e sono quindi inscindibili dalla mente, mentre Dio Sussiste “di là” dalla mente, ma comunque inscindibile da lei. Vicina a Dio, lontana da Lui, divisa da Dio… può essere soltanto l’immagine di “se stessi” (identità immaginata) in relazione a idee, emozioni, immagini, sensazioni... su Dio. Tale vicinanza/lontananza/divisione è sempre immaginaria. L’allontanarsi e separarsi da Dio, l’avvicinarsi a Lui…, sono sostanzialmente fantasie della mente che ignora la Reale Identità (Uno Reale, Dio, Assoluto). Ingarbugliandosi nella matassa del divenire ingannevole l’individuo perde se stesso, perché si allontana dal conoscere Dio come sua Origine e come Reale Identità, ma non può mai veramente allontanarsi o scindersi da Lui, perderLo per davvero.  

Davanti all’Incondizionato,
danza il condizionato:
“Tu ed Io siamo una cosa sola!”.
Kabir  

Per consapevolizzare che non ci può essere alcuna divisione da Dio, è utile che la mente rifletta in modo illuminate sui seguenti quesiti:
- Esiste veramente la divisione da Dio?
- Chi è diviso da Dio?
- Chi immagina di essere diviso da Dio?
- Cosa vuole dire separazione da Dio?
- Da dove sorge la sensazione di essere lontani da Dio? Chi la prova?
- Che cosa significa essere lontani da Dio?
- Chi è lontano da Dio? Lo è veramente?
- Perché la mente immagina la lontananza da Dio?
- Chi e cosa hanno influito sulla convinzione di aver perso Dio?
- Ho perso Dio? L’ho veramente perso? Io, chi io?
- Che cosa significa perdere Dio?
- Che cosa significa ritornare a Dio?
- Chi si dovrebbe ricongiungere a Dio?
- A chi o cosa mi riferisco con il termine io?
- Io chi? Io individuo o Io Dio?
- Chi o cosa è Dio?
 e sopratutto  
- Chi sono in Realtà? o Qual è la Reale Identità?
Per diminuire la possibilità di sviarsi e di sviare fomentando gli abbagli: vicino a Dio, lontano da Dio, diviso da Dio, sulla via del ritorno a Dio…, è importante che nell’utilizzare concetti come andarsene da Dio, ritornare a Dio, ricongiungersi a Dio… l’intelletto tenga presente che si tratta soltanto di metafore.
Quando l’individuo immagina di essersene andato da Dio, per stimolare la sua consapevolizzazione può essere utilizzata l’espressione ritorno a Dio, a simboleggiare il processo di maturazione della consapevolezza e la conseguente diminuzione della sensazione di separazione da Lui.
I pensieri: essere divisi da Dio, essere lontani da Dio e aver perso Dio, dovrebbero essere considerati come espressioni figurate indicanti un basso grado di consapevolezza.
Allontanarsi da Dio e star perdendo Dio, sono invece da considerare come metafore che simboleggiano la diminuzione del grado di consapevolezza.
Il significato sostanziale dell’espressione essersi ricongiunti a Dio simbolizza, nel senso ampio del termine, la Consapevolezza integrale, quando non c’è alcuna sensazione di separazione e la mente è pienamente consapevole della Totalità e della Realtà (Dio); in quello stretto invece, l’Estinzione, quando l’individuo è pressoché dissolto (permangono i processi vitali).
L’incomprensione dell’effettivo significato dei concetti: allontanarsi da Dio, perdere Dio, andarsene da Dio, ritornare a Dio, ricongiungersi a Dio… e che si tratta di metafore, può facilmente stimolare la formazione di ostacoli per il divenire veritiero, tra i quali ci sono il rafforzamento dell’identità immaginata e l’occultamento del fatto che Dio è l’Identità Reale, inscindibile da quella individuale.
Nel caso specifico delle espressioni allontanarsi da Dio e perdere Dio, l’incomprensione del loro effettivo significato può facilmente:
- stimolare la formazione di stati nocivi come ansia, sensi di colpa e di peccato, causati anche dall’abbaglio di essere colui che è diviso da Dio…, anche perché la mente immagina di aver peccato, che ciò non è bene e che quindi deve pentirsi e espiare le colpe per poter tornare a Dio, meritarLo (ho sbagliato/ho peccato e merito di essere diviso da Dio, devo espiare i miei peccati per riunirmi a Dio…);
- fomentare la paura di non riuscire a “ritornare a Dio”, che concorre alla creazione della fantasia del dover patire le sofferenze del cosiddetto inferno e purificarsi nel così detto purgatorio per raggiungere il cosiddetto Paradiso e Dio.

Molti sono convinti di vivere la vita

Molti sono convinti di vivere la vita e addirittura che chi la vive (“loro stessi”) sia reale, il sé reale. Questa fantasia è una conseguenza dell’esistenza dell’identità immaginata (falso individuo) e dell’identificazione con il corpo fisico, le emozioni e i pensieri, per cui si formano concetti come: (io) vivo, (io) sento, (io) mangio, (io) parlo, (io) vedo…, relativi all’idea di essere colui che vive, sente, mangia, parla, vede…
L’individuo non è il sé reale e non vive la vita, è la vita stessa. Sentire, mangiare, parlare, vedere…, sono processi della vita, segmenti dell’individuo.
La presenza dell’identità immaginata fa sembrare che a vivere, sentire, mangiare, parlare, vedere… sia un soggetto particolare e, forse, indispensabile per lo svolgersi della vita. Invece, l’identità immaginata è soltanto un soggetto immaginario, del quale non soltanto la vita può fare a meno, ma anzi, è integrale soltanto quando lui non c’è. La vita è di per sé un’entità e non ha bisogno di qualcuno che la viva.
Durante la Consapevolezza integrale, non c’è un qualcuno (“identità immaginata”) che immagina di vivere, c’è semplicemente la vita integrale. Non c’è la vita concettualizzata (io) vivo, (io) sento, (io) mangio, (io) parlo, (io) vedo…, ma esiste semplicemente la vita, il sentire, il mangiare, il parlare, il vedere…, la vita vive pienamente se stessa, più precisamente è compiutamente se stessa. La vita è un’illusione e l’inganno che ci sia qualcuno che la vive è un abbaglio, un’illusione nell’illusione.

L'esistenza illuminata

L’esistenza illuminante stimola il divenire veritiero. Esistendo in modo illuminante (consapevolizzante) si svolge il proprio “compito fondamentale”, rispettando profondamente la vita che si è come individui. Esistere in modo illuminante per Divenire del tutto è la retta via.

Ma stretta è la porta ed angusta è la via che conduce alla vita, e pochi sono coloro che la trovano. Mt. 7, 14

L’Esistenza illuminata è il costante Alternarsi della Consapevolezza integrale con l’Estinzione. Implica la consapevolezza che, in Realtà, non si è colui che vive e nemmeno la vita stessa, ma l’Origine (Reale Identità, Dio, Assoluto) di ogni vita. L’Esistenza illuminata è l’Esistenza Divina osservata dalla prospettiva dell’individuo.

Amore e Conoscenza


L’etica del divenire intende stimolare la crescita della qualità di emozioni, idee e azioni. Questo proposito trova riscontro in altri sistemi etici. I fenomeni che di solito sono definiti come male: malattie, guerre, omicidi, suicidi, soprusi, crimini…, sono, infatti, primariamente sia conseguenze sia ragioni di: 
- emozioni nocive: rabbia, gelosia, paure, sofferenza, invidia, astio, odio, insoddisfazione, ira, tristezza, ansia… In generale di emozioni le cui vibrazioni non sono sufficientemente armonizzate con quella dell’Amore;
- pensieri nocivi: razzisti, di superiorità, di inferiorità, pensieri bellicosi… Nel senso stretto del fenomeno, di idee che si formano come conseguenza di emozioni diverse dall’Amore; 
- manifestazioni e comportamenti nocivi: attaccamento al potere, manipolazione, meccanismi comportamentali controproducenti, frustrazioni, depressione, reazioni dannose, complessi, sensi di colpa, conflitti interiori e “esteriori”, vendicatività, avidità, lussuria, tendenza a dominare, repressione della sessualità, bramosia, accidia, dipendenza…
Questi fenomeni distruttivi sono tutti caratteristici della consapevolezza parziale, non sufficientemente matura. La Consapevolezza integrale è invece caratterizzata dalla Pace, dall’Amore e dalla Conoscenza di Se Stessi (Reale Identità, Dio, Sé, Assoluto, Realtà). 
Per essere trasformato positivamente, il circolo chiuso e vizioso del basso grado di consapevolezza ha bisogno di un elemento nuovo: dell’apertura all’Amore. Per fare veramente del bene bisogna consapevolizzarsi. Più si è consapevoli, meglio si aiuta il mondo. L’Amore e la Conoscenza di uno sono di beneficio a tutti (che sono Uno): l’etica del divenire è l’etica dell’Amore e della Conoscenza.
L’avvicinamento alla conoscenza di Se Stessi riduce la distanza dall’Amare.
Più si è vicini a ConoscerSi, più si è consapevoli dell’Unità e questo favorisce l’Amore.
Le guerre, generalmente considerate uno dei mali maggiori, hanno di solito anche una forte componente religiosa, contaminata dall’ignorare Dio (Reale Identità), cioè Se Stessi: Conoscere Se Stessi significa Conoscere Dio. Di solito chi crede in Dio (perché non Lo Conosce) ha molteplici idee fuorvianti su Lui, che molto spesso scambia per Dio. Così, in nome di ciò che immaginano essere Dio, alcuni individui combattono e uccidono altri perché hanno idee su Dio diverse dalle loro. La mente veramente consapevole di Dio, è libera da idee bellicose derivanti dal concetto Dio, perché sa perfettamente che Dio è Uno, l’Origine di ognuno.   
Chi conosce veramente Dio, Lo “vede” in tutti e Ama tutto. Per la mente che Lo Conosce, non ci sono uomini senza Dio, non ci sono infedeli da combattere, ma ci sono menti che Conoscono Dio e altre che Lo ignorano.


Principio base dell'etica spirituale


Il principio fondamentale dell’etica del divenire è: il bene è ciò che stimola il divenire veritiero, il male è ciò che lo ostacola. Chi sollecita la consapevolizzazione (si) fa del bene, chi lo ostacola (si) fa del male. Da questa prospettiva, la qualità di un processo (azione, emozione, idea…) è determinata da quanto stimola o ostacola la maturazione della consapevolezza. Più la favorisce, più è etico.
Per meglio comprendere la fondatezza di questi concetti e l’utilità di applicarli, è produttivo considerare l’apporto dato all’evoluzione dell’umanità da chi è Divenuto del tutto, per esempio: san Tommaso d’Aquino, Buddha, Beethoven, Bernini, William Blake, Bramante, Santa Caterina da Siena, Chuang-Tzu, Marie Curie, Democrito, Eratostene, Enrico Fermi, Fibonacci, Galeno, Gesù, Kabir, Herman Hesse, Ippocrate, Giovanni Keplero, Platone, Socrate, Ramakrishna, Tagore, santa Teresa d’Avila, santa Teresa di Calcutta, Tolomeo, Voltaire.


Quando un’azione è giusta o sbagliata?

Quando un’azione è giusta o sbagliata? e Qual è il principio che decide che cosa è il bene e che cosa è il male?, sono tra le domande fondamentali alle quali cerca di rispondere l’etica.
Le risposte sono inevitabilmente suggestionate dalle rappresentazioni delle menti. Alcune definiscono come male ciò che altre caratterizzano come bene e viceversa. I concetti etici non sufficientemente qualitativi, ma anche quelli di qualità utilizzati malamente, fanno facilmente smarrire molti processi mentali in un turbine di nozioni, credenze, dogmi, valori, emozioni, immagini…, spesso contrastanti tra loro e non in linea con le esigenze vere dell’individuo. Questo produce conflitti interiori che possono sfociare in “esteriori”: litigi, vendette, violenza, omicidi, scontri armati, fanatismo, estremismo, terrorismo… Per far sopravvivere le proprie idee sul giusto e sullo sbagliato, sul bene e sul male, alcuni uccidono e altri si fanno ammazzare. Molti si ritrovano così a fare ciò (uccidere) che, di solito, definiscono male, in nome di ciò che chiamano bene, giustificando questa trasformazione con la fallace scusa di agire in nome del bene o della volontà Divina.
Per ovviare a tutto questo c’è bisogno di un’etica universale. Uguale per tutti, costante, semplice e coerente in ogni aspetto, come l’etica del divenire che trova fondamento nell’esigenza sostanziale di divenire con qualità, rispettando così pienamente il valore della vita umana.

Società, istituzioni e spiritualità

La società e le istituzioni sono processi del divenire e possono essere utilizzate per stimolarlo oppure per ostacolarlo. Consapevolizzando che non sono un qualcosa di esteriore, ma avvengono in lei e sono sue proiezioni in se stessa, la mente ne fruisce per stimolare la maturazione della consapevolezza. Immaginando invece che si tratta di fenomeni esteriori, può essere facilmente soggetta a conflitti, consci o inconsci, con la società e le istituzioni, i quali ostacolano il divenire veritiero e nuocciono così al singolo e alla collettività.
Questi conflitti possono esprimersi anche attraverso il concetto: non mi ritrovo nella società, c’è qualcosa che non va in me (la società è a posto, sono io a non essere a posto) ed essere ragione di disagio e di crisi esistenziali. Alcune menti cercano di alleviare tale malessere cambiando convincimento: io sono a posto, la società non va bene (la società è sbagliata, non io). Si tratta però soltanto di una sostituzione di convincimenti, non di una soluzione qualitativa.
Quando ci sono conflitti, è sempre la mente a non essere a posto, perché non sufficientemente consapevolizzata. I conflitti sono sostanzialmente sempre scontri di segmenti della mente con altre sue parti. Ciò che sperimenta e definisce come “se stessi” (identità immaginata) è un suo aspetto, così come ciò che sperimenta e interpreta come società o istituzione. La mente può effettivamente trascendere i propri conflitti soltanto consapevolizzandosi, solamente così può veramente pacificare i suoi segmenti conflittuali.
Dalla prospettiva dell’identità immaginata, riflettere riguardo al suo posto nella società può essere (pro)positivo, ma è comunque deviante perché si tratta di una prospettiva ingannevole, falsata dall’identificazione con il corpo, le emozioni e i pensieri e dal conseguente abbaglio di essere soltanto una parte della società e di dover trovare posto nella società, mentre in effetti, la società avviene nella mente che la sperimenta, e in Realtà Si Sussiste Origine di ogni mente e quindi anche della società.
L’immaginazione di essere (in Realtà) chi fa parte della società è un grande ostacolo per l’esprimersi qualitativo della mente nella collettività. La mente fa parte della società, la quale a sua volta appare soltanto nelle menti che la sperimentano. La Reale Identità (Tu Assoluto) è l’Origine di tutte le società e istituzioni esistite, esistenti e che esisteranno. Le domanda Perché la società scaturisce da Me Assoluto? e Cosa ci fa la società in me individuo? sono molto più opportune di Qual è il mio posto nella società? Questi concetti potrebbero sembrare molto lontani dalla concreta vita quotidiana e dalle sue esigenze. Invece, utilizzati in modo illuminante sono dei principi guida molto qualitativi per sperimentare e interpretare la società da una prospettiva sempre più integrale, per meglio comprendere i processi della società e come interagire qualitativamente con i suoi componenti.
La maturazione della consapevolezza è la soluzione fondamentale per la risoluzione dei conflitti con la società, le istituzioni e in generale, anche perché la mente non sufficientemente consapevole è suggestionata nocivamente dai processi mentali collettivi. Per la mente che si consapevolizza qualitativamente, diminuiscono la rilevanza di ciò che accade nel mondo e l’influsso nocivo della società, anche perché matura la sua certezza che il mondo è irReale.
Essendo la qualità (grado di consapevolezza) delle menti che compongono le società attuali molto bassa, la società non è certamente un punto di riferimento qualitativo per la mente che vuole guarire dall’ “inconsapevolezza”. La società non deve però essere nemmeno oggetto di scontro. La mente in conflitto con il sistema sociale, la società e le istituzioni nuoce a se stessa e ad altre menti. Producendo conflittualità, la crea sostanzialmente in se stessa, ma stimola contrasti anche in altre menti e questo si ripercuote negativamente su di lei. Per divenire in modo veritiero è indispensabile che la mente stia dalla parte del proprio e altrui divenire, che parteggi per la Pace e l’Amore.
Ciò non significa che la mente deve approvare “tutto” ciò che scaturisce dalla società e dalle istituzioni, anzi. La riflessione illuminante e l’esposizione consapevolizzante delle proprie idee sulla società, sulle istituzioni e in generale, stimola il divenire veritiero e contribuisce a migliorare, non soltanto a cambiare, la società e le istituzioni. Anche la mente Divenuta del tutto può essere resa partecipe di un conflitto con la società e le istituzioni, ma in ciò rimane sostanzialmente Quieta. Sono altre menti a essere in conflitto con lei, non lei con altre menti. Lei effonde costantemente Pace e Amore.
Particolarmente gravi per il divenire veritiero sono i conflitti con la religione e con le istituzioni che la rappresentano, soprattutto se si tratta della religione cui “appartiene” la mente in questione o della religione dei suoi avi. I processi (forme emozioni, forme pensiero, forme immagine e altri processi) relativi alla propria religione e a quella dei propri antenati, sono elementi importanti del divenire della mente e quindi sono tra i “meno indicati” per essere oggetto di conflitti. Se ci sono tali conflitti e se la mente vuole divenire qualitativamente è indispensabile che li consapevolizzi, anche per fruire positivamente dei processi benefici della stessa religione, discernendo gli elementi veritieri della religione da quelli ingannevoli.


La mente quieta è fonte di soluzioni

Per aumentare la qualità della risoluzione dei problemi, la mente non deve rimuginare sui loro come e perché e sulle risoluzioni che crede siano le migliori. Deve quietarsi per lasciar emergere le risposte essenziali. Cercare di comprendere per forza i (presunti) perché, le (presunte) conseguenze, le (presunte) cause…, può facilmente essere un modo della mente:
- di turbarsi e ostacolare l’emersione di risposte qualitative;
- di opporsi alla maturazione della consapevolezza;
- di aggrovigliarsi e perdersi nei meandri del concettualizzare non consapevole, alla ricerca di fuorvianti risposte dualistiche, mentre quelle fondamentali non lo sono. Cercando risposte in modo poco consapevole, la mente induce anche la formazione di risposte poco veritiere, condizionate da forme pensiero ed emozione limitanti e devianti;
- di sforzarsi per mantenere il controllo che immagina di avere. Questo dimostra la sua incapacità di abbandonarsi alla Reale Identità ed è un ostacolo per la risoluzione dei problemi;
- di immaginare di star trovando le vere ragioni, mentre sta soltanto girando attorno ai propri abbagli, fuorviata dal tentare di definire la causa di ciò che è:
• senza una ragione precisa, nel senso che è una conseguenza di processi onnicomprensivi (tutti i processi influiscono in una certa misura su tutti i processi);
• fondamentalmente senza ragione, perché avviene come conseguenza delle cause effettive che, essendo sul piano della Coscienza, precedono la ragione. In base al sapere con cui è programmato, l’intelletto può definire una miriade di ragioni (cause) e molteplici possibili conseguenze. Queste definizioni possono essere più o meno qualitative, ma non possono in alcun modo cogliere veramente nel segno. Nell’ambito della Coscienza non ci sono né pensieri, né avvenimenti, né emozioni, né immagini, né tempo, né alcuna ragione (definibile intellettualmente), ma ci sono processi di là della comprensione. Le cause effettive sono sempre incomprensibili.
Quando passeremo oltre la comprensione, avremo la Conoscenza. La ragione fu l’aiuto, la ragione è l’ostacolo. - Sri Aurobindo
Divenire veramente coincide con il quietarsi della mente, non con il suo turbarsi con analisi nocive che spesso diventano analisi dell’analisi dell’analisi dell’analisi…
Per fare l’acquisto migliore è più saggio paragonare i prezzi di mille negozi, oppure venire a sapere direttamente qual è il negozio ottimale per l’acquisto?!

Non falcidiarti l’intelletto con domande
sul come e sul perché!
Cogli semplicemente la pienezza del presente che è.
Siilo pienamente.


Cambiare il mondo è facile, ben altra cosa è renderlo migliore


Cambiare il mondo è facile. Ogni azione, ogni emozione e ogni pensiero lo mutano. Ben altra cosa è renderlo migliore, creare condizioni migliori per il divenire collettivo, per il BenEssere collettivo. Se si vuole aiutare a migliorare la qualità del “mondo collettivo”, bisogna accrescere quella del proprio mondo, consapevolizzandosi, anche per essere meno condizionati nocivamente dalla schizofrenia collettiva, determinata da emozioni e pensieri di bassa qualità, dal percepire il mondo come (se fosse) reale e dall’immaginare la separazione che non c’è.

Soltanto quando sarai libero dal mondo, potrai fare qualcosa per aiutarlo. - Sri Nisargadatta Maharaj

Per capire ancora meglio che consapevolizzarsi è l’aiuto primario che si può porgere all’umanità, è utile riflettere in modo illuminante sul contributo dato al genere umano da chi è Divenuto del tutto. Le più grandi opere dell’umanità sono in gran parte il risultato delle loro attività. Si provi a immaginare un mondo senza le opere di Aristotele, Archimede, Buddha, Gesù, Confucio, Copernico, Cartesio, Mosé, Lao Tzu, Leonardo, Tesla, Michelangelo, Marie Curie, Mozart, Gutenberg, Planck, Keplero, Kant, Newton, Galileo, Bohr, Jung, Goethe, Tolstoj, Gandhi, Voltaire. Si tratta di ventisei individui su miliardi e miliardi di vissuti. Una percentuale infinitesimale, eppure questi ventisei hanno influito in modo determinante sull’evoluzione dell’umanità. Si consideri inoltre che le loro opere scorgibili (scoperte, trattati filosofici, insegnamenti spirituali, opere d’arte, guarigioni, cosiddetti miracoli, insegnamento spirituale verbalizzato…), sono soltanto una parte del loro contributo. L’apporto primario di chi è Divenuto del tutto consiste nel Suo incessante influsso consapevolizzante sui processi collettivi, con il quale incide enormemente sulla collettività, anche rimanendo sconosciuto, soprattutto su chi è aperto al Suo influsso benefico. 

La mia realizzazione è di aiuto agli altri? Sì certamente. E’ il miglior aiuto possibile. - Ramana Maharshi 

Chi è Divenuto del tutto fa volontariato ventiquattro ore al giorno per il mondo intero,  anche “non facendo nulla di tangibile”. L’Alternanza tra la Consapevolezza integrale e l’Estinzione è il maggior aiuto per la collettività. 

Colui che conosce questo supremo Brahman, costui diventa [il medesimo] Brahman. - Mundaka upanishad III, 2,9 



Non basta imbottirsi di concetti spirituali, bisogna essere Desti.

L’aiutare in profondità gli altri è inscindibile dall’aiutarsi in profondità, anche perché:
- Soltanto divenendo veramente si stimola la consapevolizzazione altrui. Questo influsso benefico avviene spontaneamente e non può essere impedito. La misura in cui si possono aiutare in profondità gli altri dipende da quanto ci siamo aiutati, divenendo veramente. Tra l’altro, l’aumento di consapevolezza accresce anche la qualità dell’aiuto in superficie: nobilita le capacità tecniche del medico, dell’infermiera, dell’assistente sociale, del volontario, dello psicologo, della maestra, del professore, dell’allenatore…
- Senza consapevolizzarsi adeguatamente non si può veramente comprendere che cosa significa aiutare effettivamente, perché non si è consapevolizzato che cosa sono l’effettivo bene (ciò che stimola il divenire veritiero) e l’effettivo male (ciò che ostacola la crescita della consapevolezza). Di conseguenza può accadere che si immagini di fare del bene mentre si fa del male, pur avendo le “migliori intenzioni”.
- Se non si diviene con qualità si continua a nuocere alla collettività;
- Il divenire veritiero non si può né imporre né istituzionalizzare. Questo sarebbe anzi un ostacolo, anche perché la forma istituzionale implica l’attaccamento al potere. Non si possono fare “crociate di consapevolizzazione”, non perché siano illegali, ma semplicemente perché non si può consapevolizzare con regole, leggi e mere parole non illuminanti oppure illuminanti, ma comprese in modo non consapevolizzante.
- Se non si consapevolizza, la mente rimane attaccata all’agente immaginario (identità immaginata), ai frutti delle azioni, al fare del bene e ai concetti di bene e male, di giusto e ingiusto. Ciò è nocivo, soprattutto se questi concetti non sono in linea con le esigenze del divenire veritiero. La mente poco consapevole proietta costantemente i propri contenuti sul mondo e sugli altri, contribuendo così alla creazione del mondo e alla sua (non) qualità. Il livello di ciò che “proietta” e concrea dipende dalla sua qualità, raccoglie ciò che semina:
• la mente infernale (poco consapevole) caratterizzata da conflitti, rabbia, paure, gelosia, tristezza… stimola la creazione di un mondo infernale;
• la mente Paradisiaca (compiutamente consapevole), stimola la formazione del Regno dei Cieli in Terra, un mondo di Pace e Amore.

Cambiate mente, poiché è vicino il regno dei cieli.
Giovanni il Battista

Se si vuole rendere migliore il mondo e non soltanto cambiarlo, è necessario migliorarsi divenendo Amore. Per aiutare l’umanità a salvarsi dai suoi abbagli è necessario liberarsi dai propri.
Si stimola la pace nel mondo nella misura in cui si è in pace con se stessi e il mondo, che è una nostra percezione. Per quanto possa parlare di pace, una mente pacifista, ma non in Pace, stimola la formazione di conflitti interiori e “esteriori”, individuali e collettivi. La consapevolezza che è integralmente Pace stimola la pace nel mondo, anche senza esprimere alcun concetto pacifista.

L’uomo indisciplinato non danneggia soltanto se stesso, ma mette il fuoco nel mondo. - Jalal ad Din Rumi

Parlando di Amore si stimolano gli altri ad Amare tanto quanto si è vicini a essere Amore. Dicendo di conoscenza di Se Stessi (Reale Identità), si stimolano gli altri a Ricercare Loro Stessi nella misura in cui si è consapevoli di Se Stessi.
Lasciateli! Son ciechi, guide di ciechi! Se un cieco conduce un altro cieco, ambedue cadranno in una fossa. - Mt. 15, 14
Stimolare il prossimo a Destarsi è ben altra cosa del mero divulgare concetti spirituali. Atteggiarsi a essere risvegliato e risvegliante può facilmente diventare un grande ostacolo per il divenire veritiero, un modo molto efficace di abbagliare con la “luce” dell’ignoranza. Per aiutare profondamente gli altri a Destarsi, non basta imbottirsi di concetti spirituali, bisogna essere Desti.

Guardatevi dai falsi profeti, i quali vengono a voi con vesti d’agnello, ma dentro sono dei lupi rapaci. - Mt. 7,15

Per consapevolizzarsi “basta” che le vibrazioni dei vari segmenti della consapevolezza si armonizzino con quelle della consapevolezza primaria (Pace, Amore e pura Conoscenza di essere). Ciò è semplice, ma non facile, anche perché la consapevolezza mediamente divenuta è molto attaccata ai propri abbagli, ai propri concetti, alle proprie credenze, alle idee sulla giustizia e sull’ingiustizia… Per lei è molto più spontaneo trovare nemici “esteriori” e l’imperfezione nel mondo, che confrontarsi con i nemici interiori (suoi processi che non vibrano di Amore) e con la propria imperfezione (il suo non essere integralmente Amore).
Perché osservi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non consideri la trave che è nell’occhio tuo. Inoltre, come potrai dire al tuo fratello: Lascia che io ti estragga la pagliuzza dall’occhio, mentre nell’occhio tuo c’è una trave? Ipocrita! Prima togli la trave dall’occhio tuo, e poi vedrai bene per estrarre la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello. - Mt. 7,3-4-5

Per comprendere più a fondo la fondamentale importanza di divenire con qualità per diminuire i problemi, è utile riflettere in maniera illuminante sul fatto che:
- il corpo fisico, l’ambiente “circostante”, gli “altri”, i problemi, i conflitti, l’umanità, l’universo intero… appaiono in noi (sono nostri segmenti) e la qualità con cui sono percepiti e interpretati, emotivamente e intellettualmente, è determinata primariamente dalla qualità della consapevolezza. Il mondo appare soltanto in chi lo percepisce, si tratta del suo mondo;
- i problemi tangibili/in superficie si manifestano sempre nella consapevolezza, soprattutto come conseguenza di ciò che accade:
• nell’ambito della Coscienza, come cause effettive dei problemi;
• nella “profondità” della consapevolezza, sotto forma di vibrazioni (primariamente di emozioni e di pensieri) non sufficientemente armonizzate con quella dell’Amore.
I problemi “palpabili” sono elementi tangibili della consapevolezza, che li percepisce e li interpreta in se stessa come sofferenza, emozioni negative, pensieri distruttivi, malattia, povertà, guerre, terrorismo… I problemi che si manifestano in superficie sono la punta della punta della punta dell’iceberg della struttura complessiva dei problemi, la “materializzazione” di quelli sostanziali.
Stimolando la propria (e quindi anche altrui) consapevolizzazione si aiuta sostanzialmente, anche perché più si è consapevoli meno si è manipolabili e più facilmente si scorgono le verità. Tra le ragioni dei problemi individuali e collettivi, ci sono le menzogne che molti governanti propinano ai governati per meglio manipolarli. Inoltre la consapevolizzazione elimina le paure, che sono uno dei punti cardinali su cui si basa la manipolazione.
Per capire ancora più profondamente che il basso grado di consapevolezza è il problema basilare, è utile che l’intelletto rifletta in modo illuminante sul fatto che il cosiddetto scontro di civiltà, i conflitti interreligiosi e l’estremismo religioso, sono primariamente il risultato dell’ignorare che Dio (Assoluto, Sé, Realtà) è la Reale Identità di ognuno. Il Sapiente sa che Dio È Uno. Chi invece ignora Dio può facilmente crearsi una moltitudine di concetti errati su di Lui (in sostanza, ogni idea su Dio è sbagliata, perché Lui Precede ogni pensiero), per esempio che Dio in cui crede sia il Dio migliore, l’unico vero Dio. Tutti questi concetti creano ulteriori ragioni per le guerre sante, anche perché sono sfruttati per creare conflitti collettivi in funzione di profitti personali. Le cosiddette guerre sante non sono certo conflitti in nome di Dio, ma in nome dei concetti errati su di Lui.


Aiuto superficiale e aiuto profondo

Mentre tendere ad aiutare è insito nella natura di ognuno, la capacità di aiutare va maturata e dipende, in sostanza:
- dalle capacità tecniche di aiutare (fare diagnosi, prescrivere una cura, sostenere finanziariamente, consigliare, accudire, riprogrammare i processi, costituire energie positive…) e soprattutto
- dal grado di consapevolezza.

Secondo questa classificazione della capacità di aiutare, ci sono due tipi di aiuto: in superficie e in profondità.

Il primo consiste nell’aiuto “classico”: aiutare finanziariamente i meno abbienti, lavorare in un campo profughi, fare volontariato, accompagnare i disabili, accudire i malati, contribuire a costruire un ospedale, dare dei consigli, aiutare a fare i compiti…

Poiché il problema sostanziale è l’insufficiente grado di consapevolezza, aiutare in profondità significa stimolare la consapevolizzazione in generale e particolarmente dei processi che riguardano il problema da risolvere. Questo implica l’eliminazione delle cause effettive degli ostacoli per il divenire veritiero (quindi per l’Amore) e dei problemi specifici. Si può aiutare in profondità soltanto maturando la consapevolezza.

L’aiuto in profondità è diretto, mira esplicitamente alla risoluzione del problema sostanziale. Quello in superficie è invece indiretto, cerca di risolvere i problemi che si sono manifestati come conseguenza di quello basilare.

Aiutare in profondità significa agire sulla sostanza, primariamente sul piano delle vibrazioni-energie e soprattutto su quello della Coscienza, dove ci sono le cause effettive dei problemi. Aiutare in superficie significa agire sulla forma, sul piano materiale. L’azione diretta sui processi della Coscienza è la più profonda, anche perché l’intero universo (vibrazioni, energie e materia) è una sua espressione. L’azione sulle vibrazioni-energie è più profonda di quella sulla materia perché quest’ultima è un modo di sperimentare le vibrazioni.

L’aiuto in superficie può essere indispensabile quando il problema è già manifesto in maniera accentuata sul piano materiale, ma l’aiuto in profondità è sostanziale. Se si vuole risolvere a fondo il problema, o ancora meglio prevenirlo, si deve agire in profondità.

La misura in cui la mente può comprendere l’importanza dell’aiuto in profondità, dipende in gran parte dal suo grado di consapevolezza. Di norma, quella poco consapevole può interpretare come aiuto tangibile soltanto quello in superficie, perché non può riconoscere qualitativamente i processi “sottili”/in profondità, che sono la base dei problemi “tangibili”/in superficie.

Per comprendere meglio perché aiutare in profondità rappresenta l’aiuto sostanziale, è importante capire che l’identità immaginata (falso individuo), le emozioni e le idee nocive, sono le ragioni sostanziali di ciò è comunemente definito come male, problemi del singolo, problemi dell’umanità: criminalità, malattie, povertà, guerre, terrorismo, violenza, corruzione, crisi economiche, suicidi, omicidi, torture, fame nel mondo…

Avidità, lussuria, cupidigia, attaccamento al potere, abiezione, accidia, vendicatività, tendenza a dominare, manipolazione concettuale…, sono caratteristiche di chi non è sufficientemente consapevole. Ne consegue che la mancanza di Amore è il problema sostanziale del singolo e dell’umanità.La risoluzione sostanziale dei problemi individuali e collettivi, consiste quindi nel miglioramento della qualità di emozioni e pensieri, che implica la neutralizzazione dell’identità immaginata ed è inscindibile dalla crescita della consapevolezza. I problemi del mondo sono primariamente conseguenze della moltitudine di identità immaginate, che generando emozioni e idee nocive proiettano un mondo di separazione e conflitto. Soltanto liberandosi dall’identità immaginata si può fare veramente del bene, aiutare gli altri a guarire veramente, consapevolizzando l’Unità Onnicomprensiva.




Apri il cuore a te stesso, al prossimo e a Dio

Aiutare significa fare del bene, ma cosa significa fare del bene? Soprattutto: cosa bisogna fare per fare veramente del bene?
Tendere ad aiutare:
- è un impulso insito nella natura di ognuno e uno degli aspetti più nobili dell’esprimersi ma, per via della mente non sufficientemente consapevole, è in gran parte represso, espresso con poca qualità;
- è un aspetto del divenire individuale attraverso quello collettivo. Significa aprirsi verso gli altri e riconoscersi anche attraverso loro. Tendere ad aiutare in modo consapevole avvicina a Conoscere e Amare il prossimo come se stessi;
- esprime il tendere ad Amare se stessi, il prossimo e Dio (Reale Identità, Assoluto, Sé, Realtà) per essere integralmente Amore.


Apri il cuore a Dio,
al prossimo tuo,
a te stesso.
Sii semplicemente AMORE.


Stati spirituali sulla via dell'Illuminazione

Divenendo in modo veritiero, la consapevolezza sperimenta sempre più frequentemente e a lungo stati “particolari”, che talvolta sono scambiati per la cosiddetta illuminazione. L’aumento della loro frequenza, durata e qualità sono indicatori molto importanti della qualità del divenire. Tra questi stati ci sono:
1) scintille o periodi di sensazione di essere uno con l’universo, che possono essere espressi con il concetto Sono uno con l’universo e denotano che la mente immagina la dualità io-universo e il più delle volte anche la loro realtà;
2) scintille o periodi di sentirsi uno con Dio ovvero con Ciò che la mente definisce Dio. Questo può essere espresso con il concetto: Sono uno con Dio e indica che la mente immagina ancora la dualità Io-Dio. Questa esperienza può essere simile a quella del primo punto, ma è più ampia, anche perché è caratterizzata dalla constatazione Sono uno con Dio invece che da Sono uno con l’universo. Questa esperienza non sottintende il Discernimento del Reale (Dio, Reale Identità, Assoluto, Sé) dall’irReale (Manifestazione).
3) scintille o periodi di Consapevolezza integrale, che è caratterizzata:
- dalla Pace della pura percezione di esistere,
- dall’Amore,
- dalla pura Conoscenza di essere, esente da pensieri. Durante questo stato ci possono comunque essere pensieri, ma non turbano la Pace della consapevolezza, che può testimoniare senza identificazione, la loro costituzione, durata e scomparsa e può essere consapevole degli intervalli tra loro,
- dall’assenza di identità immaginata,
- dalla percezione unitaria, vale a dire dalla sperimentazione dell’unità del soggetto e dell’oggetto percepiti,
- dal Discernimento del vero (unità) dal falso (molteplicità e separazione) e del Reale (Reale Identità) dall’irReale (Manifestazione).
Le prime scintille di Consapevolezza integrale sono molto importanti anche perché:
- la consapevolezza riconosce pienamente il Maestro “interiore” manifesto, che è lo stato di Pace, Amore e pura Conoscenza di esserci senza pensieri;
- la Consapevolezza integrale diventa uno stato di riferimento, cui fare riferimento nella continuazione del processo di consapevolizzazione.
5) scintille o periodi di Estinzione che subentrano alla Consapevolezza integrale, la trascendono. Durante l’Estinzione scompare totalmente la capacità della percezione di percepirsi, non c’è la consapevolezza (di esserci). Durante l’Estinzione non ci può essere alcuna constatazione. Solo dopo il ritorno della consapevolezza (di esserci) questa può constatare che c’è stata l’Estinzione, mentre la mente profondamente Quieta è la prova più tangibile che c’è stata l’Estinzione.

L’immersione è quella realtà che sopravviene quando l’essere si stabilisce al di fuori dell’io, al di là dello sforzo, oltre l’azione e il movimento. Finisce con l’annegare dentro l’acqua, e ogni azione che da quello proviene non è un’azione sua, ma dell’acqua. Se tuttavia in quell’acqua  egli riesce a muovere la mano o un piede, non lo si può dire “annegato”, e se getta il grido: “Affogo!”, non la si chiama immersione. - Jalal ad din Rumi

6) periodi o scintille di Alternanza tra la Consapevolezza integrale e l’Estinzione, che è il Naturale funzionamento dell’ambito Reale Identità-identità individuale.

Fortunato colui che, al di là del profumo, perviene alla realtà in se stessa e vi trova l’unione. Da quel momento in poi anche l’annientamento (fana’) cessa di esistere, e si ritrova per l’eternità (baqa’) nell’essenza stessa del muschio, assumendo di esso gli attributi. Più oltre ancora, tornerà a comunicare al mondo intero il suo profumo, perché il mondo sia vivificato da lui. Di quanto era stato prima, solo un nome rimane. Al pari di un cavallo, o di un altro animale, che si sia perso in un deserto di sale e in sale abbia finito col trasformarsi. Della sua natura di cavallo, solo il nome è rimasto: ma nella realtà, e tanto per l’azione che per l’influenza, esso è quel mare di sale. Il nome che è rimasto non gli fa torto, e non pregiudica la sua qualità salina: se tu scegliessi un nome diverso per questa miniera di sale, non cesserebbe di essere del sale. - Jalal ad din Rumi




Indicatori di progresso spirituale

Con la maturazione della consapevolezza:
- aumentano i periodi di quiete, che è sempre più profonda e meno turbabile;
- migliora la qualità delle emozioni: diminuisce il numero, la forza e la durata di emozioni nocive (si riduce l’ “onanismo emotivo”) e aumentano quelle benefiche;
- il “voler bene” si trasforma in Amare: diminuisce la varietà di emozioni sino a ridursi all’Amore;
- aumenta la qualità dei pensieri: diminuiscono il numero, la varietà e la forza dei pensieri nocivi e la durata di stati intellettivi pesanti (si riduce l’ “onanismo intellettivo”), mentre aumentano i pensieri sulla Ricerca della Reale Identità per infine sparire anch’essi;
- i pensieri si avvicinano a essere Amore perché le loro vibrazioni sono sempre più armonizzate con quella dell’Amore e scaturiscono da emozioni sempre più vicine all’Amore;
- i segmenti di mente consapevolizzati nella misura dovuta predominano sempre più su quelli che non lo sono;
- la mente vaga sempre meno;
- aumenta la capacità di divenire in modo veritiero e quindi di scorgere gli abbagli, disingannarsi, aprirsi alla Grazia Divina, abbandonarsi alla Reale Identità…;
- diminuisce l’attaccamento al corpo fisico, alle emozioni, ai pensieri, alla vita, ai rapporti, alla spiritualità, al divenire veritiero, al maestro spirituale…;
- diminuiscono i conflitti “esteriori” e interiori;
- si indebolisce il critico interiore;
- l’identità immaginata (falso individuo) si trasforma beneficamente sino a scomparire assieme alle cosiddette subpersonalità;
- diminuisce il numero di domande non essenziali e aumenta la capacità di rispondersi a quesiti essenziali;
- aumenta la capacità di testimoniare qualitativamente le emozioni e i pensieri;
- l’individuo è sempre più volto verso la Reale Identità, sua Origine;
- diminuiscono le frustrazioni, i complessi, l’inconfessato, l’inconfessabile, i sensi di colpa e altri stati psichici nocivi…;
- …


Progresso spirituale e miglioramento del quotidiano

Divenendo veramente:
- diminuiscono la sofferenza, lo stress, i dispiaceri, le aspettative, gli attaccamenti;
- l’intelletto si preoccupa di meno dei problemi e si occupa meglio della loro risoluzione;
- diminuiscono le emozioni, le idee e le azioni superflue;
- si esprimono maggiormente le proprie capacità positive;
- in genere, migliora lo stato di salute;
- la quotidianità si ottimizza in funzione della crescita della consapevolezza;
- aumenta la qualità del tempo libero;
- migliorano i rapporti con se stessi e con gli altri;
- si riduce la rigidità fisica, emotiva e intellettiva;
- si discerne meglio le esigenze effettive dai “desideri artificiali”;
- si risolvono questioni che ostacolano la crescita della consapevolezza;
- aumentano i periodi di tranquillità;
- la mente è meno oberata dal passato e riduce il suo “proiettarsi nel futuro”, è sempre più consapevole dell’attimo presente;
- migliora la qualità della vita emotiva e sessuale;
- diminuisce la concettualizzazione della vita e aumenta la sperimentazione consapevole della stessa;
- aumenta l’accettazione consapevole degli avvenimenti;
- l’esprimersi è sempre più libero da meccanismi comportamentali limitanti;
- la mente esprime maggiormente ciò che veramente pensa e meno ciò che gli altri vorrebbero sentirsi dire;
- diminuiscono le maschere della personalità;
- aumenta la capacità di aiutare gli altri, anche con consigli qualitativi che emergono da una maggior tranquillità e da una prospettiva più ampia di quella comune, condizionata fortemente dall’attaccamento al corpo fisico, alle emozioni, ai pensieri, ai vari aspetti della vita e alla vita di per sé;
- migliora la qualità del sonno;
- ...


Illuminazioni spirituali

Divenendo qualitativamente, la mente consapevolizza che:
- è irReale;
- è una manifestazione della Coscienza;
- l’Amore è l’emozione primaria e Naturale;
- la Pace, l’Amore e la Conoscenza di esserci esente da pensieri, sono qualità Naturali della consapevolezza;
- la memoria va utilizzata come strumento liberatorio dall’attaccamento al passato e al futuro. Altrimenti, è una cattiva governante che impedisce la piena consapevolezza dell’attimo presente;
- la conoscenza inizia con quella di esistere, senza la quale non ci può essere altro sapere;
- la conoscenza più qualitativa emerge spontaneamente quando la consapevolezza è integralmente Amore;
- la Reale Identità Precede la percezione (conoscenza) di esistere e ne è indipendente;
- il “punto” in cui inizia (o scompare) la percezione di esistere, è il “confine” primo e ultimo di cui la consapevolezza può fare esperienza;
- gli organi di senso permettono la percezione sensoriale, ma sono anche aspetti della stessa. Si tratta della percezione che percepisce e utilizza se stessa come organo di senso;
- l’organo di senso primario è il senso (sensazione, percezione) di esistere, senza il quale non è possibile alcuna percezione;
- le emozioni sono un mezzo attraverso cui la percezione sperimenta un modo di reagire a se stessa;
- i pensieri sono il modo in cui la percezione sperimenta il proprio interpretare concettualmente se stessa;
- il soggetto e l’oggetto percepiti non sono divisi, come può sembrare alla mente non abbastanza matura, ma sono suoi segmenti inscindibili tra loro;
- l’assenza di sforzo emotivo e intellettivo è lo stato Naturale, mentre lo sforzo è innaturale ed è sostanzialmente una conseguenza dell’esistenza dell’agente immaginario (identità immaginata);
- in sostanza ogni emozione diversa dall’Amore è superflua;
- in ultima analisi, ogni pensiero è superfluo: il BenEssere dell’Alternanza tra la Consapevolezza integrale e l’Estinzione non necessità di pensieri;
- niente e nessuno è mai diviso da Dio (Reale Identità);
- il miglior investimento è nel divenire veritiero;
- l’universo percepito:
• non è esteriore, ma avviene in noi (individuo);
• è un modo della consapevolezza di sperimentarsi;
• è sostanzialmente un insieme di immagini, suoni, odori, sensazioni, fenomeni, forze… che si costituiscono nella consapevolezza;
• è sempre un universo individuale, ognuno ha il proprio universo;
• è inscindibile da chi lo percepisce;
- il qua e il là sono aspetti della mente;
- la Reale Identità è una, come la Coscienza. Gli universi sono tanti quante le menti, nel senso che il “seme” dell’universo è uno, ma ogni mente costituisce e percepisce il proprio universo in se stessa;
- il tempo e lo spazio sono inscindibili dalla mente. Pertanto sono sostanzialmente individuali e non collettivi. Ogni mente è anche una dimensione temporale-spaziale a sé;
- il corpo fisico è un aspetto della mente che a sua volta è inscindibile dallo stesso;
- ogni atto d’Amore è una rappresentazione della mente di sé;
- ogni percezione è mente che percepisce se stessa;
- il Maestro Reale è Uno (la Reale Identità). I maestri percepiti sono illusorie apparizioni nella consapevolezza che li percepisce, suoi segmenti;
- la percezione del tempo come gravato di passato e futuro, è provocata primariamente dal basso grado di consapevolezza, a causa del quale la mente sperimenta il presente come se fosse tripartito in passato, presente e futuro;
- la Coscienza è atemporale e aspaziale. Il tempo e lo spazio sono aspetti della consapevolezza che è una Sua espressione;
- il potenziale dell’Illuminazione è sempre presente, ma non emerge perché manca la compiuta consapevolezza dell’attimo presente;
- per divenire in modo veritiero, la mente deve decontaminarsi dall’identità immaginata e non soltanto farle assumere sembianze spirituali (“ego” spirituale);
- ogni conoscenza dell’individuo è ignoranza. La vera Conoscenza (Conoscenza Originale) lo precede;
- la qualità dei perché è determinata sostanzialmente da quanto stimolano a trascendere ogni perché;
- il Bene (Amore) non è il bene di qualcuno, ma di tutti. Nel Bene scompare la molteplicità;
- la Coscienza è irReale ed è l’aspetto primario dell’esprimersi della Reale Identità;
- soltanto l’individuo nasce e muore. La Reale Identità Sussiste eterna, non nata;
- la Manifestazione è irReale;
- la Reale Identità è l’unica Realtà;
- ...