venerdì 25 novembre 2011

Uno dei più grandi limiti della spiritualità intesa nel senso ordinario del termine è l’idea che la spiritualità debba limitare la vita, esigendo la rinuncia.


La Realizzazione Integrale è una particolare modalità di esprimere Dio manifesto, o è la vera conseguente e necessaria investigazione dell'uomo che esprime Dio nella totalità della manifestazione?
    La maturazione spirituale di questa mente si è svolta tramite la vita di città, non in un ashram o in un monastero, quindi ha dovuto maturare il nesso tra la spiritualità e la pratica vita cittadina, per rendere spiritualità ogni aspetto della quotidianità. E poi, questa natura tende a essere molto concreta e aperta a sfide evolutive che lei stessa continua a creare.
  È parte del continuo processo di Realizzazione Integrale il rendere se stessi esperimento in cui la Beatitudine produce parametri espressivi sempre più qualitativi. Generalizzando e semplificando, si può dire che la ricerca spirituale ordinaria ha lo scopo primario di neutralizzare gli ostacoli all’Illuminazione, mentre il percorso di Realizzazione integrale è più propositivo ed è più adatto a chi non intende rinunciare alla vita sociale. Oltre a stimolare l’autoconoscenza, favorisce una maggiore qualità nell’esprimerla nei vari aspetti della vita, migliorando il relazionarsi e la realizzazione dei propri progetti creativi e ambizioni positive.  In questo modo, i vari campi della vita diventano maestri sempre più qualitativi sia per il ricercatore che per chi interagisce con lui. L’umanità intera si relaziona costantemente con se stessa: tendere a Realizzarsi Integralmente influisce positivamente sui processi collettivi, indicando un modello di spiritualità espandente, non limitante. Uno dei più grandi limiti della spiritualità intesa nel senso ordinario del termine è l’idea che la spiritualità debba limitare la vita, esigendo la rinuncia. Al contrario la spiritualità espande la vita, poiché l’unica vera rinuncia è rinunciare alla sofferenza. www.andreapangos.it

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