giovedì 6 febbraio 2014

Beatitudine ed ego

La Beatitudine può essere considerata come Ego Divino, più precisamente l’Ego Dio: Dio Beatitudine non è Beato, è la Beatitudine stessa. Letteralmente, Ego significa io e, in questo senso, la Beatitudine è il puro Ego esperienziale. 
L’ego può essere considerato come punto focale dell’esperienza di esserci, la coscienza di sé con le idee che l’uomo ha di sé: chi non si conosce senza pensieri, emozioni e percezioni, è obbligato a definirsi concettualmente; certo, anche determinarsi come Beatitudine esige il mondo concettuale, ma è una definizione che riguarda l’ambito che precede il mondo delle idee.  L’ego fuorviante si forma dall’identificazione con il corpo fisico, le emozioni, i pensieri. L’ego Giusto nasce dalla Beatitudine, soprattutto se nobilitata dalla consapevolezza sull’Origine, che è l’Io Reale: Sussisto Origine della Beatitudine che Sono.    
L’ego è eliminabile solo con la morte, finché produciamo esperienze e idee siamo destinati a produrre ego. Ciò che possiamo, dovremmo, fare è migliorarlo, trasformandolo: consapevolizzandoci! Attenzione, arricchendo l’ego con idee che soltanto ci sembrano migliori ci impoveriamo, dobbiamo maturare idee giuste su noi stessi, concetti che non possono prescindere dalla consapevolezza di Sé Beatitudine ed Origine. Dovremmo, inoltre, considerare che l’Ego Divino può comparire solo con la scomparsa di ogni idea: la Beatitudine è  senza pensieri, l’Origine senza esperienze.  
In quanto senza distinzione in conoscitore e conosciuto, l’Ego Divino non è mai toccato dall’egoismo, dall’egocentrismo e dal narcisismo, anche perché questi tre fenomeni esigono la differenziazione io-noi io, mentre la Beatitudine è senza divisione. Egoismo, egocentrismo e narcisismo sono espressioni distorte dell’Ego Divino e fanno parte del falso io. Nella Beatitudine non c’è spazio per l’egoismo, ma nemmeno per l’altruismo, perché l’Ego Divino è l’Amore senza distinzione in conoscitore e conosciuto; questo non significa che chi Ama non è altruista, vuole significare che l’Amore è senza dualità: l’altruismo può essere un modo di relazionarsi di chi Ama, o perlomeno vuole bene, ma l’Amore è puro Essere in Sé.
L’ego va eliminato nel senso che per Illuminarsi di Vero Io bisogna liberarsi dal falso io. L’attaccamento alla propria particolarità è, chiaramente,  un ostacolo per liberarsi dalle idee sbagliate su se stessi. Per non incorrere nel rischio di ornarsi di ulteriori vincoli, con fuorvianti elucubrazioni sull’identificazione e sulle pecularietà del falso io, può essere molto utile semplificarsi la guarigione dal falso io, considerando che essendo la Beatitudine il Vero Sé, la sofferenza è il falso sé, del quale fanno parte tutti i nostri processi che generano afflizione. Liberarsi dal falso io significa, sostanzialmente, guarire il campo esperienziale, liberandolo dall’afflizione, in modo da far regnare l’Amore, che è sempre senza sofferenza.
L’ego va trasformato consapevolmente, non combattuto dualisticamente, soprattutto maturando la capacità di produrre Beatitudine. Favorire il concetto e il processo di trasformazione dell’ego, in modo da diminuire i conflitti  con  lo stesso ego (che sono autoconflitti dell’ego), è un’altra ragione per cui associo il concetto di Ego Divino alla Beatitudine.
Assalire l’ego può facilmente produrre conflitti che impediscono la Beatitudine, pertanto nutrono il falso io sofferenza; questo può accadere con la mera analisi dell’ego, priva della necessaria dose di consapevolizzazione. La consapevolizzazione non è soltanto il riconoscimento di qualcosa, è soprattutto la trasformazione positiva dell’elemento in questione, in sostanza: l’armonizzazione delle sue vibrazioni con la vibrazione Beatitudine; processo questo che può essere definito come aprire la porta all’Amore (Beatitudine). www.andreapangos.it

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