sabato 6 marzo 2010

La Felicità è un “diritto”


Abbiamo tutti uguale "diritto" alla Felicità, che è più di un diritto, acquisito con il concepimento. I diritti sono concetti, mentre in quanto esperienza primaria, la Felicità ne è la base.

Ostacolare la Felicità altrui, anche producendo la propria sofferenza, significa ledere il suo "diritto" fondamentale, ma non servono tribunali e prigioni per i trasgressori. Chi genera sofferenza è un costante giudicare e una prigione di afflizione, il mondo quasi intero è un tribunale di continuo giudizio e una prigione di infelicità, strapiena.

La globalizzazione della sofferenza ordinaria, tanto diffusa da essere considerata "naturale", è la ragione sostanziale per cui non ci sono leggi per sanzionare chi produce infelicità ordinaria, ma ci sono ci sono soltanto leggi che riguardano l'infelicità non ordinaria: stalking, torture, dolo, lesioni, attentati… Le leggi che punirebbero chi produce sofferenza ordinaria sarebbero comunque ingiuste. Chi la genera non può fare diversamente, succube com'è dei propri e altrui meccanismi nocivi. In questo senso, l'umanità quasi intera è un'organizzazione malavitosa planetaria, nel senso che danneggia la qualità della vita.



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