giovedì 16 gennaio 2014

Spontaneità e meccanicità

La meccanicità è la ripetitività caratterizzata dalla sofferenza, è il ripetersi di modelli concettuali, emotivi e comportamentali fondati sull’afflizione. 
Può esserci ripetitività anche durante la Spontaneità (Beatitudine), per esempio nel modo acquisito di sedersi o di gesticolare, ma si tratta comunque di Spontaneità, perché si tratta di esperienze oggettuali (forme nel campo esperienziale) che avvengono sulla base dell’esperienza Beatitudine.
D’altro canto, può esserci creatività con sofferenza, ma è condizionata dalla meccanicità. La vera creatività, gli spunti veramente originali, nascono generalmente dalla Spontaneità (o da stati prossimi ad essa), alla quale gli artisti si avvicinano tramite lo stato di flow, il quale può emergere anche come conseguenza della sofferenza, per esempio quando termina l’energia necessaria per i conflitti interiori e la mente si quieta; si tratta chiaramente di un approccio negativo allo stato di flusso, è molto meglio produrlo tramite la concentrazione creativa, da far sfociare in attenzione diffusa-stato di flusso e infine in Beatitudine, magari caratterizzata dalla Consapevolezza Totale.    
La meccanicità è contraddistinta della reattività e dall’impossibilità di osservare i pensieri, le emozioni e le percezioni, tra cui c’è l’esperienza  definita corpo. La Spontaneità, invece, è libera dalla reattività, anche perché non produce emozioni, perché c’è solo Beatitudine, mentre i pensieri che può produrre sono caratterizzati dalla piena consapevolezza, le loro vibrazioni sono profondamente armonizzate con la vibrazione Beatitudine. 
 La meccanicità è profonda, negativamente inteso, nella misura in cui siamo superficiali. La Spontaneità è, invece, profondità senza superficialità: esigendo la Beatitudine, che è l’Uno esperienziale, la Spontaneità è azione globale senza suddivisione in superficiale-profondo, anche perché la Beatitudine è l’esperienza più profonda, e quando emerge a permeare l’intero campo esperienziale lo eguaglia a se stessa, dissolvendo così la dualità superficie-profondità. 
La meccanicità è l’azione con sforzo dell’agente che agisce “separato” dal campo d’azione. La Spontaneità è l’Azione senza sforzo, senza diversificazione  tra agente, azione e campo d’azione, la Beatitudine è l’esperienza-azione integrale, l’Azione chiamata Uno esperienziale. La meccanicità è l’onda che cerca di agire nell’Oceano, la Spontaneità è l’Oceano che agisce, non solamente sull’onda.  
Quando siamo governati dalla meccanicità, c’è discontinuità tra la parte spirituale (Beatitudine ed elementi che la precedono) e la parte materiale, così la nostra parte fisica diventa un automatismo che risponde meccanicamente, senza consapevolezza, alle sollecitazioni esteriori ed interiori, rendendoci automi  senza presenza del Divino (Beatitudine e ciò che la precede): per valorizzare la nostra umanità dobbiamo aprirci alla Beatitudine, liberandoci dai meccanismi biochimici, energetici, emotivi e concettuali, per dar vita all’Umanità.
La Beatitudine è l’unica esperienza che rende possibile la non meccanicità, più ci avviciniamo a produrre unicamente Beatitudine nell’intero campo conoscitivo (esperienziale), più ci liberiamo dalla meccanicità. Essendo la Beatitudine senza emozioni, ne consegue che la presenza di emozioni implica una certa dose di meccanicità, che diminuisce con l’aumentare della consapevolezza emotiva, cioè della capacità di osservare le emozioni e trasformare la loro energia in energia Beatitudine, che uno dei modi di trasformare le energie duali, in questo caso le energie delle emozioni, in modo da aumentare la produzione di energia non duale, in questo caso dell’energia Beatitudine.  www.andreapangos.it

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